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L’ESTROSO Estruso – Quando la plastica non è nemica.

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ANDREA OLIVA

Le campagne contro l’uso di plastica imperversano da quando, nel Pacifico, si sono formate intere isole di rifiuti visibili da satellite; una commissione federale americana le ha, addirittura, riunite insieme, “componendole” in un continente che è stato elevato alla dignità di nuovo stato degli USA. La provocazione è servita. Eppure la plastica fu un progresso fondamentale della contemporaneità: inventata dall’ing. Giulio Natta, premio Nobel per la chimica, ha permesso la realizzazione di beni di consumo impensabili solo alcuni mesi prima. La paternità della scoperta restò italiana, contro le avide mire statunitensi, perché la moglie di Natta, eruditissima umanista, la battezzò con un nome talmente raffinato nei suoi echi classici, da non lasciare dubbi: quella parola difficile non potevano averla inventata i ruvidi yankee… Era nato il polipropilene isotattico.

La plastica nemica dell’ambiente, dicevamo… Il mercato interno, la microeconomia cosiddetta, fatta di una rete di piccole e medie imprese, si inventa un ciclo produttivo ad impatto zero. Si dà forma alla plastica attraverso l’estrusore, un dispositivo che mescola grani cilindrici pre-colorati e li fonde in una “pasta filata” che viene poi “stampata” in 3D. Tutti gli avanzi e gli scarti di lavorazione sono trattati dentro la fabbrica, secondo il processo inverso, che li fa tornare grani destinati a nuovo utilizzo: impatto zero; il resto (il danno) è opera dell’uomo medio.

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