Terni ricorda Stefano, il vigile del fuoco ucciso dalle bombe della mafia
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Cento chili di esplosivo squarciarono la note di via Palestro a Milano. Sono le 23.14 del 27 luglio. L’anno è il 1993. Fra Stato e mafia è in corso da mesi ormai una guerra che si combatte nel sangue. La strategia del terrore di cosa nostra ha lasciato sul campo i giudici Falcone e Borsellino e altre vittime innocenti.
Alle 22.55 di quella sera d’estate una pattuglia della polizia locale si ferma. Un paio di passanti riferiscono agli agenti che da una Fiat Uno parcheggiata di fronte al Padiglione di arte contemporanea esce del fumo bianco. I vigli si avvicinano, controllano e poi allertano il 115. Nel giro di dieci minuti arriva una squadra di pompieri. Anche loro vedono il fumo e decidono di aprire il cofano.
Dentro c’è un pacco nastrato con dei fili elettrici: scatta subito l’allarme bomba, si preparano ad intervenire gli artificieri. La zona viene transennata ma nove minuti dopo, sono le 23.14, l’auto esplode.
Muoiono cinque persone, tre sono vigili del fuoco. Carlo La Catena, Sergio Pasotto e il ternao Stefano Picerno. Sulla strada restano anche i corpi di Alessandro Ferrari, il vigile urbano intervenuto per primo, e di Driss Moussafir, un venditore ambulante del Marocco, che stava dormendo su una panchina poco distante dal luogo dell’esplosione.“