Whirlpool, la partita vera deve ancora iniziare
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La decisione della Whirlpool di fermare la procedura di licenziamento collettivo e di portare avanti la produzione di lavatrici a Napoli non basta a far dormire sonni tranquilli ai dipendenti dello stabilimento di via Argine. Su di essi incombeva la chiusura della fabbrica, cosa prevista per il 1° novembre, con la prospettiva di essere mandati tutti a spasso. Ora, la mossa della multinazionale americana offre la possibilità di aprire un nuovo tavolo negoziale sul cui esito è però opportuno, al momento, non sbilanciarsi. C’è in ballo la sorte di oltre quattrocento persone che ora come ora possono solo tener duro e che continuano, comunque, a sentire minacciate le loro esistenze di lavoratori. “Non è più sostenibile mantenere la fabbrica napoletana, non è più competitivo rimanere qui”, erano le motivazioni della paventata chiusura che sapeva tanto di delocalizzazione verso Paesi nei quali la forza lavoro costa meno. Dove, però, non si sa.