Il generoso piano di pace di Trump, nel senso che è stato scritto dal genero, non è un piano di pace
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A leggerlo, il piano Trump per il Medio Oriente prevede che i palestinesi si prendano il settanta per cento dei territori della Cisgiordania e che gli israeliani annettano il resto, ovvero gli esistenti insediamenti abitativi ebraici che gli anti israeliani chiamano volgarmente colonie.
I palestinesi potranno fondare la capitale del nuovo stato nei sobborghi di Gerusalemme e dovranno rinunciare al diritto di ritorno e al controllo dei luoghi sacri. A quel punto Israele consentirebbe la nascita di uno stato palestinese e fermerebbe la costruzione di ulteriori insediamenti in Cisgiordania, a patto che Hamas dica basta alla violenza, smilitarizzi Gaza e riconosca finalmente Israele.
Accettando il piano inaccettabile, i palestinesi riceverebbero 50 miliardi di dollari di investimenti internazionali, principalmente americani, per migliorare infrastrutture, istruzione, welfare e sanità e costruire un tunnel di collegamento tra Gaza e la Cisgiordania in modo da collegare i due territori arabi divisi geograficamente dallo stato ebraico. I leader dell’Autorità Nazionale a Ramallah non hanno nemmeno risposto al telefono a Trump, nonostante ciò domenica Netanyahu farà votare il progetto alla Knesset, dopo aver ribadito con disprezzo che lo stato palestinese sarà una specie mezzo staterello, smilitarizzato.