Suicidi, il tragico interruttore della sofferenza
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E’ una tendenza difforme quella del suicidio, che colpisce categorie diverse di persone, senza badare troppo allo status sociale, al sesso e nemmeno all’età. E non è semplice affrontare un tema di per sé così complesso sulla base di dati statistici, i quali svolgono l’essenziale compito di tracciare un quadro numerico che sia indicativo del fenomeno ma, giocoforza, dietro il gesto più estremo che un essere umano possa commettere orbitano sfere emotive profonde, aspetti psicologici, sociali e familiari che rendono estremamente difficile sondare le motivazioni, ancor di più tentare di procedere a una categorizzazione. Si possono però distinguere le ragioni e, in questo senso, la recente crescita della casistica relativa ai suicidi nell’ambito delle Forze dell’ordine risulta indicativa: 255 dal 2014 al 2019, secondo i dati dell’Osservatorio nazionale suicidi Forze dell’Ordine (Onsfo), dei quali 57 solo nell’ultimo anno. Numeri allarmanti, tanto che il segretario provinciale del Siap, Pietro Di Lorenzo, ha parlato di “una strage silenziosa che si accanisce su un mondo lavorativo che opera quotidianamente all’interno di una società sempre più frenetica e arida di valori sociali che vede spesso nelle forze dell’ordine un riferimento istituzionale nel quale riporre aspettative oppure riversare frustrazioni personali”.