Stefano: “Perché ho rinunciato all’eutanasia”
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Stefano ha tutto il mondo in una stanza. Quattro pareti che sono una barriera per il corpo, non per la mente. Nelle giornate riscaldate dal sole quei muri sbiadiscono e diventano finestre, e Stefano può viaggiare e volare sognando mete lontane, come New York. Non è facile la sua vita. Per nulla. Spesse volte su quella carrozzina motorizzata, Stefano ha percepito il peso della sofferenza, una “gratuità” non richiesta, al punto che talvolta può balenare il gelo di un’idea: farla finita. E così, quelle pareti possono trasformarsi in feritoie, e infine in grate di una prigione da cui è difficile uscire. A Stefano capita spesso la sera quando, dismesse le forze di una giornata plasmata sulla fatica, pensa e ripensa al suo passato, a ieri, e chiede a Dio il perché di tutto questo.