I fautori della crisi sono in CRISI
Tre senatori americani, due Repubblicani e una Democratica, sotto inchiesta per vendita allo scoperto dei propri patrimoni azionari (e conseguente turbativa dei mercati), informati in segreto dell’imminente ecatombe. Finché gli indici, non la sostanza dei beni di Stato, formeranno materia economica, sarà sempre una squallida partita a Monòpoli.
Figli di trading
Ci si chiede perché, da anni, la rete bombardi gli utenti con inviti al Trading on line, cioè al gioco in borsa via internet, indicando in questo la soluzione all’indigenza e promettendo facili ricchezze. Le cripto-valute, aria fritta della stessa natura, sono crollate, ma si lascia intendere che il denaro virtuale sia il futuro; questi scambi al vapor acqueo sono i preferiti dalle mafie e dai cartelli colombiani della droga, non essendo tracciabili, eppure il sogno alimenta se stesso, come se ognuno confidasse nelle furberie dei disonesti per sperare in minimi favori a vantaggio di chi gli scodinzola dietro. Se davvero il trading facesse guadagnare, cioè muovesse denaro, perché mai l’emergenza – corona virus non dovrebbe rappresentare un’opportunità per il mercato? L’on line offrirebbe… dovrebbe offrire la via maestra per tenere in piedi i flussi finanziari… invece no: le banche piangono miseria; paventano una recessione senza controllo. I casi sono due: o ci hanno fregato prima, oppure ci stanno fregando adesso.
Teorici aristotelici ed economia neoclassica – Signori come Milton Friedman o Angus Deaton (premio Nobel per l’economia!) sostengono che la povertà è necessaria per garantire la tenuta dei modelli teorici; cioè: se non ci sono i poveri, i modelli teorici dell’economia main stream non fanno tornare i conti. Altrimenti: l’inflazione è stabile con poco denaro in circolazione, che accresce il suo valore in ragione di una ridotta o, piuttosto, controllata immissione di valuta; perciò, meno denaro va in tasca al lavoratore, minore è il flusso di capitali interessato. La disoccupazione tiene gioco all’inflazione. Questi deliri monetaristici sono le fondamenta del tatcherismo inglese e del reaganismo americano.