Mascherine “rigenerate” dai pompieri grazie a raggi Uv e gamma, ozono ed essiccatori
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Chi ha detto che le mascherine sono solo usa e getta‘ potrebbe presto ricredersi.
L’idea alla quale, da circa una settimana, sta lavorando il Nucleo biologico chimico radiologico dei vigili del Fuoco, in collaborazione con il Dipartimento di Chimica del Politecnico di Milano e con l’ospedale Sacco, è quella di dare nuova vita alle mascherine, rigenerandole.
Mascherine Ffp2, Ffp3 e chirurgiche rigenerate
Proprio ora che l’emergenza Coronavirus ha reso le mascherine pressoché introvabili.
“Stiamo facendo sperimentazioni per vedere se è possibile prolungare la vita di queste mascherine. Sia quelle chirurgiche, sia i modelli Ffp2 e Ffp3. E ripristinarne così l’efficienza”, spiega all’Adnkronos il comandante provinciale dei vigili del Fuoco di Milano, Carlo Dall’Oppio.
”Per farlo stiamo seguendo quattro possibilità: quella di utilizzare i raggi ultravioletti, i raggi gamma, l’ozono oppure gli essiccatori”, elenca Dall’Oppio.
I raggi Ultravioletti uccidono il virus
”Mentre i raggi ultravioletti andrebbero a eliminare il virus, gli essiccatori avrebbero la possibilità di asciugare le mascherine, togliendo l’umidità provocata dal respiro e uccidendo al tempo stesso il virus.
Gli ingegneri dei vigili del Fuoco, assieme ai chimici del Politecnico stanno procedono a ritmo serrato per capire quale sia la strada migliore da battere per rigenerare le mascherine.
“Poi, una volta fatte le prove per riassettare la mascherina – sottolinea Dall’Oppio – al Sacco verranno effettuate le prove biologiche e al Politecnico quelle chimiche. Dopodiché capiremo se il manufatto avrà le stesse caratteristiche della mascherina iniziale”.
”Se così fosse vorrà dire che ci siamo”, garantisce il comandante provinciale dei vigili del Fuoco di Milano.