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Suicidi Militari e Forze di Polizia: 21 non è solo un numero

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infodifesa.it – urly.it/379k4

li ombrelloni sono distanziati. Chi doveva prenotare le vacanze, le ha prenotate. Chi potrà permettersi il mare, se lo permetterà.
E chi piange i propri defunti continuerà a piangere per loro.
Quali defunti? Che c’entrano i defunti? In estate, in effetti, stagione di gelati, tuffi e spiagge assolate, è piuttosto impopolare parlare di morte.

Ma vi risulta che in inverno qualcuno avesse perorato la causa dei suicidi nelle Forze Armate e nei Corpi di Polizia? E in primavera avete sentito di un intervento di contenimento del dilagante fenomeno maledetto?

Vogliamo provare a popolare una piazza e chiedere ai partecipanti cosa dice loro il numero 21? Non basterebbero 21 secondi, minuti e ore per ricevere una risposta che abbia senso.

Una conoscenza più popolare vuole che 21 grammi sia il peso dell’anima. “De li mortacci…” direbbero a Roma. E come negarlo? I lutti non piacciono, neanche quelli trasparenti e intenzionali, men che meno quelli degli ultimi, dei dimenticati e degli abbandonati.

21 famiglie distrutte, 21 coppie di genitori disperati, 21 partner traumatizzati, 21 Comandanti turbati e una cifra incommensurabile di amici e colleghi impegnati a chiedersi “come ho fatto a non accorgermene?”. E per i figli dei malcapitati non ci sono stati nemmeno 21 secondi di attenzione a loro dedicati.

Ma la cruda verità è che 21 è il numero degli Italiani in uniforme che hanno scelto di mettere fine alla propria vita, nel solo primo semestre di questo infausto 2020.

Siamo tutti complici, con i nostri contributi versati per retribuire miseramente i servitori dello Stato.
Siamo tutti omertosi, perché cediamo il fianco alla collusione con il silenzio istituzionale.

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