Qurlla sedia e quell’altarino che offendono le nostre coscienze
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A Caivano, nel quartiere dove sono parroco, qualche mese fa, è stato abbattuto una sorta di pied-à-terre costruito su un marciapiede. Per gettarlo giù ci sono voluti una sessantina tra poliziotti in tenuta antisommossa, vigili del fuoco, vigili urbani, carabinieri.
28/04/2021 La morte atroce di un uomo colpevole di aver liberato un parcheggio e l’orrenda edicola abusiva contenenti le ceneri di un camorrista di fronte al quale gli estorsori facevano inginocchiare le vittime mostrano tutto l’orrore della malavita organizzata e del suo controllo del territorio (di Maurizio Patriciello)
Una vecchia e sgangherata sedia, una sorta di altarino dedicato a un baby boss, i giganteschi ritratti dipinti sulle parete dei palazzi. Bah! Cosa volete che siano in confronto dei tanti problemi cui è soggetta una città bella, antica, problematica come Napoli? Niente di più sbagliato.
Nei giorni scorsi, a Torre Annunziata, un uomo, Maurizio Cerrato, è stato massacrato da quattro figuri, con un estintore in testa e una pugnalata al cuore, perché Maria Adriana, sua figlia, per parcheggiare, si era permessa di spostare una sedia. Una sedia messa lì da chi si sente il proprietario di uno spazio pubblico. Quella sedia parla un suo linguaggio che da queste parti tutti conoscono. Essa dice che fai bene a tenerti alla larga perché quel suolo pubblico, pubblico più non è. A Napoli, è stato divelto un altarino, contenente addirittura le ceneri di un giovane, Emanuele Sibilio, ucciso a soli 20 anni, nel 2015. Un altarino costruito su suolo pubblico, naturalmente. Per di più nei pressi di una scuola. Un altarino assurto a una sorta di feticcio di cattivo gusto per i compenenti della sua famiglia e davanti al quale costringevano a inginocchiarsi le vittime del racket.