Libano, l’ultima speranza è Francesco
formichee.net – urly.it/3dt6d
I patriarchi d’Oriente arrivano in Vaticano. Vanno dal papa, per pregare per il Libano. Il Libano sta morendo di fame, senza benzina, senza corrente elettrica, senza più un soldo per calmierare neanche il prezzo del pane. Conti correnti bloccati. Fuochi e moti di rabbia ovunque. Che succede? Succede che il Paese è in queste condizioni perché una classe politica impresentabile litiga da quasi un anno sulle poltrone governative. Cialtroni?
Dunque la giornata di preghiera per il Libano non riguarda solo il Libano, ma riguarda tutto il Levante. I cristiani, ridotti a piccolo gregge, possono svolgere un ruolo decisivo o devastante, sta a loro decidere quale. Per capirlo gli basterà partire dalla regola aurea ottomana, quella che ha governato per secoli, bene o male comunque meglio di come vengano governate oggi, quelle terre. Questa regola si chiama “il cerchio della giustizia” e suonava più o meno così: “Non c’è potere senza esercito, non c’è esercito senza denaro, non c’è denaro senza prosperità, non c’è prosperità senza giustizia e buona amministrazione”. Per questo il problema della permanenza in armi di Hezbollah, unica milizia armata libanese e assai più efficace dell’esercito, è il problema cruciale del Paese, insieme a quello di ricostruire da zero una classe dirigente.