Vigili del fuoco

Giornata della memoria

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VIGILI DEL FUOCO – Il tempo passa, #pernondimenticare è dovere di tutti non smettere mai di ricordare. In #memoria di tutte le vittime dell’#Olocausto

L’affermazione più profonda che sia mai stata pronunciata a proposito di Auschwitz non fu affatto un’affermazione, ma una risposta. La domanda: “Ditemi, dov’era Dio, ad Auschwitz?”. La risposta: “E l’uomo, dov’era?”. William Clark Styron

Il massacro delle fosse Ardeatine

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Il 23 marzo 1944 i partigiani dei Gruppi di Azione Patriottica delle brigate Garibaldiebbe compirono un attentato a Roma in via RAsella. Persero la vita 33 tedeschi dell’11ª compagnia del III battaglione del Polizeiregiment “Bozen”.

La rappresaglia fu terribile e mostruosa: 335 civili e militari italiani furono trucidati a Roma il 24 marzo 1944 

I condannati vennero prelevati dalle famigerate prigioni di Via Tasso e il questore Caruso collaborò  al raggiungimento del numero designato. La scelta del luogo per le esecuzioni di massa cadde sulle cave di pozzolana di via Ardeatina, poi tristemente nota come “Fosse Ardeatine”.

Solo il 26 luglio 1944 fu possibile recuperare i poveri resti di quei martiri innocenti e furono i pompieri di Roma a compiere quella pietosa opera: erano dieci ufficiali e 30 sottufficiali e Vigili del Fuoco.

Dapprima dovettero scavare anche con le mani e portare via terra e detriti che chiudevano le gallerie con il pericolo continuo di crolli. Nella cava furono trovati anche moltissimi candelotti di dinamite inesplosi e proiettili d’artiglieria, per cui il pericolo era accentuato.

Raggiunti i tunnel dove era avvenuto l’eccidio, a questi coraggiosi uomini si presentò uno spettacolo terrificante per il quale non erano preparati: corpi maciullati dai proiettili ed accatastati, ricoperti di terra.

Furono ritrovati due informi cumuli di cadaveri già in  decomposizione; ci volle grandissimo spirito eroico per superare i miasmi sprigionati da quei corpi che non avevano più nulla di umano.

I vigili del fuoco con grande coraggio dovettero prelevarli e separarli; alcuni teste erano rotolate alla base del cumulo, perciò si dovettero ricomporli, poi portare i poveri resti in una postazione apposita

Il maggiore Antonio D’Acierro sovrintese e seguì personalmente le fasi di recupero delle squadre di recupero coordinate dall Brigadiere Leone D’Ubaldo, e l’intensa emozione è stata raccontata dalla figlia Anna Maria ricordando il ritorno del padre ogni sera che dopo avere compiuto quell’opera pietosa alla Fosse Ardeatine, a volte si abbandonava al pianto per l’angoscia e  la fatica.

I corpi erano contrassegnati con il numero progressivo di recupero e oggetti e documenti furuno scrupolosamente catalogati per consentire attraverso il riconoscimento di dare un nome ai martiri innocenti del folle delirio nazista.

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