Basterebbe un po’ di serietà…
ANDRA OLIVA – pubblicato sul FARO n.118
Parliamo di economia reale. Facciamolo, partendo dalla citazione di un testo universitario.
“La teoria AVO […] nulla dice su criteri di convergenza del tipo di Maastricht ed enfatizza invece l’importanza, per il successo di un’unione monetaria, dei requisiti della flessibilità dei mercati del lavoro e della mobilità dei lavoratori. Secondo questa teoria, una volta soddisfatti questi requisiti, viene meno l’esigenza che i paesi ottemperino a criteri di convergenza sul tipo di Maastricht […] – Paul De Grauwe ECONOMIA DELL’UNIONE MONETARIA; Il Mulino, 2018 – Cap 6, par. 2.
A ben guardare, ci sono due teorie in contrasto; la prima prevede la flessibilità, che si è tradotta in precariato; la seconda guarda all’unione monetaria sotto il giogo del famoso parametro del 3% di scarto fra deficit e prodotto interno lordo. Noi, lì, nel mezzo, topolini in gabbia sotto esperimento? Basterebbe rendere deducibile l’intero costo del lavoro per dar fiato alle imprese. Assumendo in regola, l’intero costo (stipendi + contributi) figurerebbe come una quota di tasse già versate. Dare lavoro rilancerebbe i consumi. Allo Stato affluirebbe nuovo gettito: quello emerso dal nero e quello creato proprio dal conseguente indotto. Ridurre un po’ più seriamente le imposte a carico del ceto medio, a reddito fisso, non sarebbe niente male. Proviamoci: magari piacerà.