Giovani sempre più soli e aggressivi: ripartiamo dalla formazione dei genitori
interris.it – urly.it/3pcp0
Abbiamo visto negli ultimi tempi riacutizzarsi il fenomeno delle baby-gang: giovanissimi che si organizzano in gruppo, bullizzano coetanei, aggrediscono anche a scopo di furto o di vendetta. I giovani hanno dentro di loro una carica di aggressività che in alcuni casi può essere incanalata in modo positivo. Quando sono amati, hanno sufficienti relazioni affettive, utilizzano questa “aggressività adattativa” – si chiama così – in attività varie, culturali e di divertimenti. Il problema è che i giovani di oggi sono “terra di nessuno o del primo occupante”.
A partire dalle famiglie si riscontra una carenza di relazione, pur vivendo sotto lo stesso tetto si può verificare il “dinamismo di abbandono”, i giovani quindi si sentono come esplodere, si riuniscono in gruppo, e questo sfocia anche in situazioni di violenza e uccisioni barbare, come è accaduto nel caso di Willy Monteiro. In alcuni soggetti troviamo un’ego all’ennesima potenza, con un culto del corpo, della fisicità, dell’io che pensa di essere onnipotente, dell’io che non sa distinguere più il bene dal male e non sa vivere con gli altri. Il problema, forse ma non è automatico, è che non sono stati posti dei freni a delimitare i comportamenti sani da quelli di morte. Si è lasciato spazio ai giovani di coltivare questa modalità di relazione di sfregio e disprezzo degli altri.