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C’è un giudice all’Aquila?

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La sentenza in sede civile del tribunale dell’Aquila secondo la quale le vittime del terremoto avvenuto nel 2009 sono da considerare “colpevoli in concorso” del loro decesso perché sarebbero andati “incautamente” a dormire, nonostante le piccole scosse che da alcuni giorni interessavano il territorio, suona stonatissima e ingiuriosa da qualsiasi parte la si guardi. Ma, purtroppo, non stupisce. Viviamo nel Paese in cui la Cassazione sentenziò di stupro “consenziente” nel caso di una vittima di violenza sessuale che indossava i jeans. Questioni di codici penali e procedure? Certo che no. A smentire il tribunale civile dell’Aquila è la voce di chi continua a piangere quegli studenti che sarebbero stati “incauti” nel mettersi a letto. “Andarono a dormire perché si sentirono dire che più scossette c’erano, più energia si scaricava”, dicono i familiari delle vittime. Che preparano il ricorso in appello. C’è un giudice a Berlino, si sente dire quando viene ristabilita la realtà dei fatti e resa giustizia. Speriamo ci sia un giudice anche all’Aquila.

ilgiorno.it

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