La Russa e il Colle | sgarbo mai visto
Nelle intenzioni del Quirinale e dell’Eliseo il colloquio doveva servire a evitare l’escalation. Ovvero quella rottura tra Parigi e Roma innescata dalla nota di Palazzo Chigi in cui si dava per acquisito l’approdo di Ocean Viking in Francia. Un comunicato interpretato come un atto ostile da Macron. Perché poco prima il ministro dell’Interno Gérard Dermanin aveva spiegato al suo omologo Matteo Piantedosi che per Parigi l’unica soluzione era lo sbarco in Italia. E perché la nota di Meloni ha lasciato scoperto il fianco dell’esecutivo alle accuse dell’estrema destra francese. Per questo, spiega oggi Marzio Breda sul Corriere della Sera, il Capo dello Stato non pensava certo di commissariare Palazzo Chigi. O di entrare nel merito delle scelte tecniche nei confronti delle Ong. Come le aperture dei porti, gli sbarchi, i ricollocamenti delle persone.
Lo sgarbo di La Russa
Proprio perché questo è il quadro istituzionale di partenza Marcello Sorgi su La Stampa oggi parla di uno «sgarbo mai visto» in relazione all’intervento di La Russa. Proprio lui all’inizio del suo mandato aveva riconosciuto l’importanza di essere super partes nel proprio ruolo. E proprio lui ieri è intervenuto schierandosi apertamente dalla parte del governo nello scontro. Sebbene non spettasse a lui dirlo, il presidente del Senato ha inteso rimarcare il senso «identitario» della svolta a destra dopo le elezioni del 25 settembre. E cercare di smarcare Fratelli d’Italia dal pressing di Matteo Salvini, che sembra fermamente deciso a recuperare voti dai suoi alleati con la stessa strategia usata all’epoca del governo con il Movimento 5 Stelle. Anche se nel frattempo sono passati molti anni e c’è un Papeete di mezzo.
Così ora si è capito che il governo tira diritto. Il passo successivo sarà il ritorno dei decreti sicurezza. Con i sequestri e le multe che già hanno vissuto una stagione all’epoca del Conte I. Per far capire all’elettorato che questo è il modo di tutelare gli interessi nazionali. Anche se il prezzo dovesse essere la progressiva marginalizzazione dell’Italia nell’Unione Europea. Ovvero proprio quello che Meloni aveva giurato di voler evitare.