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A Cutro vince Salvini. Cosa non torna nel decreto sui migranti

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A Cutro vince la Lega e l’atteso compromesso fra pugno di ferro e regolarizzazione dei flussi dei migranti esce molto più attenuato dal caotico Consiglio dei ministri di ieri. Nella bozza pre Cdm, fatta circolare ieri mattina prima della riunione in Calabria, l’unica voce che lasciava presagire un intervento organico e innovativo era quella che potenziava il monitoraggio del mare e portava in capo alla Marina militare, e quindi alla Difesa, il coordinamento delle attività di salvataggio. Ma in serata, quella norma scompare dal testo finale approvato all’unanimità dal governo. Il ministro Matteo Salvini ne ottiene lo stralcio, lui che nel 2018 aveva ottenuto di accentrare le competenze per i soccorsi al ministero dell’Interno. Nulla cambia, quindi, in tema di catena di comando ed è paradossalmente questo l’elemento che passa dal Cdm di ieri e che più da vicino riguarda la strage di Cutro. Gli errori – e forse i reati, ma su questo verificheranno gli inquirenti – che hanno portato alla morte di 72 persone e a lasciare in mare altre decine di dispersi restano senza contromisure politiche e organizzative. La resa di Meloni sul punto è sintetizzata da una presunta richiesta esplicita, avanzata nel corso della giornata, dallo stesso ministro della Difesa, Guido Crosetto, che a dire della premier avrebbe spontaneamente fatto un passo indietro. Tutto, pur di ammansire l’ira di Salvini e dei suoi.

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