Strage alla festa del fuoco:«Uccisi undici manifestanti»
Il disgelo tra l’Iran e l’Arabia Saudita, raggiunto venerdì scorso grazie alla mediazione cinese, sembra avere dato alle autorità di Teheran l’impressione di godere ormai di una «via libera» internazionale alla repressione interna. Ieri, nel secondo dei tre giorni di protesta convocati da gruppi giovanili in occasione della festività del Chaharshanbe Suri, l’antica festa zoroastriana del fuoco, ci sono stati almeno 11 morti e oltre 3.500 feriti in varie città dell’Iran.
Le fiamme della tradizionale celebrazione che precede il capodanno iraniano si sono così mescolate a quelle delle proteste iniziate esattamente sei mesi fa dopo la morte della giovane Mahsa Amini. Mobilitazioni e scontri sono stati segnalati a Teheran, Isfahan, Mashhad e Kamiyaran, Rasht, Saqqez e Sanandaj.
Nel quartiere Ekbatan della capitale, proprio dove cinque ragazze iraniane avevano registrato un video virale in cui ballavano senza velo, i manifestanti hanno anche bruciato il ritratto della Guida suprema Ali Khamenei e la bandiera della Repubblica islamica, sicuramente per protestare contro il loro arresto avvenuto poche ore prima. Intanto le autorità iraniane si adeguano al ritmo del nuovo corso cinese. Da ieri sono proprio in corso esercitazioni marittime congiunte tra Iran, Cina e Russia nel Golfo di Oman, battezzate “Security Bond 2023”, che dureranno fino a domenica.
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