Benessere

Due concezioni di tempo

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GIUSEPPE ROTUNDO

Gli antichi Greci, maestri di filosofia per tutto il mondo occidentale, erano soliti dividere il tempo in due diverse accezioni. Avevano un tempo per delimitare una dimensione più strettamente quantitativa che definivano Kronos e un tempo trascorso secondo una dimensione di natura qualitativa che definivano Kairos.

La realtà in cui siamo immersi oggi sembra avere ereditato il dominio incontrastato di Kronos, dove lo scorrere veloce delle giornate, in uno spazio che non a caso viene definito “cronologico”, sembra farla da padrone. Sia in ambito aziendale, che in uno più strettamente personale, siamo ormai schiacciati da scadenze e obiettivi da raggiungere in un tempo che sembra non bastare mai. E pure un’ora di tempo è sempre un’ ora.

Lo è adesso come nell’antica Grecia. Le aziende in particolare, nella loro evoluzione, hanno imparato che essere più veloci corrisponde ad un aumento di produttività o ad un maggiore vantaggio competitivo. Ma spesso questo mito si è rivelato fallace. Sia dal punto di vista strategico che più strettamente tattico, affrettarsi ad arrivare primi se non si è ponderata bene la rotta e la destinazione del viaggio può rivelarsi controproducente; allo stesso modo del fare le cose velocemente se non ci si è dati il tempo di riflettere se quello che si sta facendo sia giusto o meno.

Il recupero della qualità del tempo che spendiamo piuttosto che della velocità a cui eseguiamo un compito può essere l’obiettivo più saggio e produttivo. La rivincita del regno di Kairos, ovvero una dimensione temporale di maggiore qualità, può essere una scelta salvifica tanto nel privato che nel business. Anche perché, se un’ora resta sempre un’ora,
oggi come allora, meglio spenderla in qualità piuttosto che velocemente senza sapere alla fine neanche
cosa si è fatto.

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