Chi lavora in Italia sotto la soglia del salario minimo
Sabato 8 luglio il Sole 24 Ore ha pubblicato un articolo che riporta un’analisi condotta il 3 luglio in un focus di Adapt da Tiraboschi e Lombardi, al fine di sostenere la fondamentale inutilità della proposta di un salario minimo a 9 euro, dal momento che il trattamento economico complessivo di una serie di importanti contratti collettivi nazionali, firmati dalle organizzazioni sindacali e datoriali maggiormente rappresentative, è già oggi al di sopra di quella soglia. Ora quello che vorrei segnalare è che l’argomentazione riportata, al di là delle valutazioni politiche che ciascuno poi vorrà dare della proposta, è tecnicamente sbagliata. La proposta di legge infatti chiede che al lavoratore sia riconosciuta una retribuzione complessiva, coerente con il dettato costituzionale (art. 36), e la individua nel ««trattamento economico complessivo, comprensivo del trattamento economico minimo, degli scatti di anzianità, delle mensilità aggiuntive e delle indennità contrattuali fisse e continuative dovute in relazione all’ordinario svolgimento dell’attività lavorativa, non inferiore, ferme restando le pattuizioni di miglior favore, a quello previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro in vigore per il settore in cui il datore di lavoro opera e svolge effettivamente la sua attività, stipulato dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative a livello nazionale». Chiarisce inoltre che, in ogni caso e cioè indipendentemente da quanto pattuito nei contratti rappresentativi di cui sopra, «il trattamento economico minimo orario stabilito dal Ccnl, non può comunque essere inferiore a 9 euro lordi».
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