VIDEO – Strage di via Palestro 30 anni dopo, la squadra dei pompieri eroi: “Quella bomba ci è rimasta dentro”
Milano – Antonio Abbamonte, uno dei vigili del fuoco sopravvissuti alla strage di via Palestro, è morto nel 2014 in Thailandia. Aveva scelto di cambiare vita, si era trasferito dall’altra parte del mondo e tornava raramente a Milano. Gli altri tre componenti di quella squadra rimasti feriti il 27 luglio 1993 per lo scoppio dell’autobomba davanti al Padiglione d’Arte Contemporanea, una delle stragi orchestrate da Cosa Nostra che insanguinarono l’Italia, sono invece in pensione. Paolo Mandelli, Antonino Maimone e Massimo Salsano (i primi due all’epoca avevano 27 anni, Salsano era 24enne), hanno continuato a lavorare nel corpo.
Il ricordo torna sempre ai colleghi caduti – Stefano Picerno, Sergio Pasotto e Carlo La Catena – vittime dell’esplosione che ha tolto la vita anche all’agente della polizia locale Alessandro Ferrari e al cittadino marocchino Driss Moussafir, che dormiva su una panchina.
“Sergio era un ragazzo stupendo – racconta Maimone –, amava viaggiare. La Catena si è fatto notare subito per il suo attaccamento al lavoro, ricordo il suo fisico imponente. Picerno era autorevole, infondeva sicurezza. La memoria del passato ci deve aiutare a migliorare il presente, nella speranza che certe cose non si ripetano”.
Il messinese Maimone, ferito alla spalla e al ginocchio, negli anni successivi alla strage ha avuto due figli, ha lavorato nella “parte operativa” dei Vigili del fuoco in Calabria e in Sicilia fino alla pensione, sei mesi fa. “Non ho mai pensato di lasciare perché quella era la mia passione – spiega –. Abbiamo ricevuto la medaglia, abbiamo partecipato a cerimonie che mi hanno sempre dato l’impressione di una passerella per le istituzioni”.
Anche il collega Massimo Salsano, nato a Catanzaro, ha lavorato per vent’anni a Vibo Valentia, chiudendo la carriera il 31 maggio 2019 nella sua città natale, con il ruolo di caposquadra esperto. Ha due figli. Adesso presta servizio come volontario alla Croce Rossa. “L’arresto di Matteo Messina Denaro (il boss di cosa nostra tra i mandanti delle stragi, ndr) è stato una liberazione – spiega – anche se sugli attentati ci sono ancora molte cose da chiarire. Vorrei ricordare anche il nostro collega Abbamonte, che aveva riportato serie ferite e non era più rientrato nella parte operativa, si occupava del servizio logistico. Poi è andato in pensione, ha deciso di trasferirsi in Thailandia. L’ho incontrato per l’ultima volta al ventennale della strage”.
ilgiorno,it
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https://youtu.be/z3sjfix0dWI
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