CARLO D’ORTA – PROGETTO “80 ANNI DI EUR: VISIONI DIFFERENTI”
Questo mio progetto racconta gli 80 anni del quartiere romano dell’EUR (acronimo di Esposizione Universale di Roma), attraverso la commistione delle tre stagioni architettoniche che ne hanno caratterizzato lo sviluppo.
La prima stagione è quella dello stile razionalista/neoclassico ideato, negli anni 1937-40, ad opera del gruppo di architetti coordinato da Marcello Piacentini. A questa stagione appartengono il Palazzo degli Uffici (primo edificio completato appunto 80 anni fa, nel 1938) e poi edifici famosi come il Palazzo della Civiltà Italiana, il Palazzo dei Congressi, la Basilica dei Santi Pietro e Paolo, e altri ancora. Segue la stagione del modern style degli anni 1950-70, con edifici come la torre Alitalia (oggi Inail), la torre Eni, il Palalottomatica e il palazzo Sturzo. Infine si arriva al contemporary style di questo XXI secolo, connotato soprattutto dalla Nuvola di Fuksas e dai nuovi grattacieli dell’area del Torrino.
Questa mia ricerca sulle architetture dell’EUR non è, però, una ricerca meramente descrittiva/documentaria. Ormai da oltre quindici anni la mia fotografia, prevalentemente incentrata sull’architettura, è soprattutto una ricerca della sintesi, delle forme essenziali, delle combinazioni geometriche spesso astratte prodotte da sovrapposizioni e intrecci di strutture architettoniche che popolano le nostre città. Non mi interessano gli edifici in sé, né la realtà immediatamente visibile. Non mi interessa il realismo esplicito e documentario. Ciò che cerco sono le linee, le intersezioni, gli intrecci, le sovrapposizioni, i dialoghi che le diverse strutture architettoniche creano, spesso involontariamente, accostandosi le une alle altre. Questo è il senso soprattutto della mia serie “Biocities”, che affonda probabilmente le radici e l’ispirazione più profonda nell’arte di Mondrian, Malevic, El Lissitzky, Rothko, Peter Halley, nella fotografia di Franco Fontana e Lucien Hervé e forse – proprio per lo sforzo di andare con i miei scatti oltre il dato fisico, per approdare ad una nuova meta-realtà – anche nella visione delle città e piazze metafisiche di De Chirico.ò
La ricerca sull’EUR si è perciò spesso concentrata non su singoli edifici, ma su prospettive e scorci capaci di affiancare, unire, intrecciare architetture diverse e soprattutto, ove possibile, architetture razionaliste e contemporanee insieme. Inoltre, nello stile della mia personale visione, ho indirizzato spesso l’obiettivo non su insiemi ampi, ma su prospettive di segmenti e dettagli, così da mettere al centro non il panorama generico, ma l’essenza architettonica fatta di giochi di linee e forme. E ho rafforzato questa ricerca sulle linee essenziali delle architetture dell’EUR lavorando sui contrasti di luci ed ombre e scurendo o persino annerendo, talvolta, il cielo, così da sottolineare l’essenza grafica delle strutture.
Oppure, come per le opere riconducibili alla serie “Vibrazioni”, mi sono concentrato sui giochi di riflessi con cui alcuni palazzi di vetro dell’EUR ci raccontano un altro EUR che sta loro intorno: un quartiere quasi futurista e surrealista fatto di movimento, di scomposizione delle forme, di travisamento del reale verso un mondo fantastico.
Uno spazio per la ricerca sul “panorama” – inteso come visione d’insieme di un luogo ampio – è rimasto, in questa mia indagine fotografico-artistica sull’EUR, ma declinato in modo particolare. In alcune immagini, infatti, oltre a scurire o annerire il cielo col fine di spingere lo sguardo (il mio e quello di chi osserva queste fotografie) a concentrarsi esclusivamente sulle linee delle architetture, ho compiuto, con una scelta concettuale consapevole e quasi provocatoria, una ulteriore operazione di post-produzione. Ho cancellato semafori, lampioni, cartelloni pubblicitari ed altri simili oggetti tecnologici, fattori di inquinamento visivo per la mia personale rappresentazione del luogo architettonico. Per trasparenza intellettuale, ho identificato le immagini frutto di questa più intensa operazione di post-produzione dando alla loro serie il titolo di “Rinascimento Roma Eur”. E’ un titolo che implica non solo un ovvio riferimento al periodo storico-culturale le cui visioni (per esempio la Città Ideale di Piero della Francesca) sono state, come noto, alla base della originaria progettazione dell’EUR di Piacentini e colleghi. No, qui il nomen Rinascimento vuole anche significare rinascita dell’immagine originaria dell’architettura dell’EUR così come concepita dai suoi ideatori. Una immagine, cioè, non aggiornata dalle superfetazioni odierne di impianti tecnici e tecnologici, finalizzati alla circolazione o alla pubblicità, che affollano e spesso disordinano, dal punto di vista visivo, le nostre strade. Con questa operazione ho eliminato un inquinamento – quello visuale – in una logica di decoro urbano e di protesta intellettuale contro il deturpamento delle nostre città
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