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Decreto baby gang, Tajani boccia lo stop ai cellulari: “Non risolutivo, se lo fanno prestare”. E scarica Salvini sul carcere per i minorenni

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Lo stop all’uso del cellulare per i minori condannati finito nella bozza che approderà in Consiglio dei ministri non piace anche dentro la maggioranza. Il decreto baby gang in dirittura d’arrivo, ultimo risposta repressiva del governo Meloni ai fatti di cronaca e applaudito da Matteo Salvini, viene stroncato nella sua parte più controversa dall’altro vice-premier, Antonio Tajani. Che dice quasi un’ovvietà, essendo apparsa palese la difficoltà di applicazione della norma già a una prima lettura del testo, ma che evidentemente non lo è per chi lo ha partorito

“Lo stop ai cellulari? Non è una questione risolutiva. Certamente per un giovane è un segnale forte ma non è che si risolve perché poi, magari, se lo fanno prestare dal fratello o trovano il modo di usarlo”, ha detto il ministro degli Esteri e vicepremier bocciando la misura contenuta nel decreto per contrastare le baby gang. “È uno strumento aggiuntivo – ha detto ancora – Io penso sempre che l’aspetto fondamentale sia la rieducazione in carcere, per questo è giusto che gli istituti di detenzione minorile ci puntino ancor più degli altri”. Il giudizio del segretario di Fi assomiglia molto a quello affidato dall’ex procuratore minorile di Napoli, Giandomenico Lepore, a Il Fatto Quotidiano“Non servono misure di polizia. Sono quelle cose di cui ci si riempie la bocca per apparire molto severi, ma all’atto pratico difficili da applicare. Bisogna cambiare il carcere”.

il fatto quotidiano

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