cronaca

Ad essere sacra è la vita umana e non i confini

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I confini non vanno posti al riparo dalle vittime di questo crudele traffico di esseri umani ma dai trafficanti di persone disperate. Ad essere contrastati in modo deciso e implacabile devono essere i “mercanti di carne umana” e coloro che trasformano l’Europa nel florido mercato di ogni attività criminale: dalla droga che entra a tonnellate allo sfruttamento della prostituzione coatta. I predatori del bene comune sono i tanti aguzzini che in Occidente organizzano e lucrano sul più turpe dei commerci: quello dei fragili. Perciò i paesi di origine, transito e destinazione della tratta dovrebbero accordarsi e intensificare i loro sforzi per combattere i trafficanti e non le vittime. E invece in questi giorni si è persino sentito un sindaco dire che “per strada i migranti fanno paura”.

Al contrario, come insegna il Santo Padre, i flussi migratori dei nostri giorni sono espressione di un fenomeno complesso e articolato, la cui comprensione “esige l’analisi attenta di tutti gli aspetti che caratterizzano le diverse tappe dell’esperienza migratoria: dalla partenza all’arrivo”. Nessuno, infatti, emigra volontariamente. A determinare l’abbandono della propria terra sono indigenza estrema, guerre, catastrofi climatiche, persecuzioni. Non si lascia liberamente famiglia, patria, radici se non si è costretti da condizioni insostenibili. Chi lo fa è spinto dal bisogno e mette a rischio la vita in traversate atroci e spesso letali di deserti e mari. Una tragedia individuale e collettiva che riecheggia sofferenze bibliche. È a causa di una grave carestia che Giacobbe con tutta la sua famiglia fu costretto a rifugiarsi in Egitto, dove suo figlio Giuseppe aveva assicurato loro la sopravvivenza.

INTERRIS.IT

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