Vigili del fuoco

Troppi infortuni e case poco sicure «Anziani esposti»  La sua riflessione  

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STEFANO ZANUT – Architetto, Direttore Vice Dirigente dei Vigili del Fuoco presso il Comando provinciale di Pordenone.Pubblicato sul FARO n: 125

Recenti episodi non molto lontani da noi hanno richiamato l’attenzione sulla vulnerabilità delle persone anziane di fronte ai rischi connessi con gli incendi nelle abitazioni: ad Aviano ha perso la vita una donna di 86 anni, mentre solo due giorni prima, a Dignano, un signore subiva gravi ustioni mentre si stava scaldando vicino al caminetto. Sabato, infine, a Pordenone una signora di 88 anni perdeva l’equilibrio, cadendo a terra, mentre stava cucinando ed è stata rinvenuta in quella condizione dalla figlia mentre la cucina era ormai invasa dal fumo. La rapida attivazione di vigili del fuoco e soccorso sanitario le ha salvato la vita, ma resta il dubbio che se la figlia fosse rientrata poco dopo, anche solo una decina di minuti più tardi, la situazione sarebbe stata certo più complessa. Sono episodi caratterizzati dall’età dei protagonisti. Alle persone anziane, infatti, si possono associare condizioni che rendono difficoltose le loro interazioni con l’ambiente, spesso accentuate da una solitudine che le priva di un aiuto immediato. Ma com’è possibili che tutto questo si verifichi nelle nostre case? Parliamo spesso, e giustamente, di sicurezza sul lavoro e ci emozioniamo o scandalizziamo ogni qualvolta i media di propongono notizie di quei fatti, ma ben poco si sente parlare di ciò che accade tra le mura domestiche.

Basta qualche dato per risvegliare la nostra attenzione: circa il 15% degli interventi per incendio effettuati dai vigili del fuoco si realizzano proprio nelle abitazioni, che nel 2021 sono stati ben 39.652 su tutto il territorio nazionale, ovvero una media di 108 al giorno. In tali contesti le persone più colpite sono state quelle che trascorrono a casa più tempo delle altre e svolgono molte attività. (l’incidenza del rischio è direttamente correlata al tempo di permanenza in un luogo e al tipo di attività svolta). Tra loro ci sono le donne, gli anziani e i bambini, per i quali gli incidenti domestici si presentano con maggior frequenza e gravità.

Considerando gli eventi mortali sono gli anziani a subire le maggiori conseguenze, in particolare le donne sopra gli 85 anni. Un’indagine su questi eventi ha messo in evidenza un altro aspetto: la solitudine risulta spesso un fattore importante per quanto concerne le conseguenze, visto che nel 40% dei casi derivanti da cadute la persona era sola in casa. Qui le ricostruzioni forensi hanno permesso di appurare che spesso a determinare l’esito letale non era stato l’infortunio di per sé, quanto la mancanza di soccorsi tempestivi o la loro assenza. Un dato che dovrebbe indurci a riflettere sulla necessità delle persone di poter vivere e invecchiare serenamente negli ambienti che le hanno accompagnate nel tempo, anche quando la loro autonomia può ridursi per senescenza o malattia. D’altra parte mantenere la persona anziana nella propria casa e ritardare l’accesso ai servizi residenziali rappresenta ormai un principio universale di politica sociale e sanitaria, una vera e propria risorsa che alla luce dell’aumento della vita media porterebbe a una sostenibilità nel tempo del sistema dei servizi alla persona. Al giorno d’oggi anche la tecnologia può aiutare e la domotica propone molte soluzioni per tutelare la sicurezza di tutti nella propria casa, ma certo la vicinanza di un’altra persona con parole, sguardi e, perché no, anche abbracci può rappresentare un semplice ma concreto strumento di tutela per tutti

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