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Premierato, le zone d’ombra della riforma anti-ribaltoni

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La legge di revisione della Costituzione, che viene portata all’esame del Consiglio dei ministri, si preannuncia con un ambito di intervento limitato a poche disposizioni costituzionali, ma incide profondamente sull’assetto dei rapporti tra Governo, Parlamento e Presidente della Repubblica. La espressione “premierato” che nella comunicazione intende riassumere le caratteristiche della riforma, riecheggia il sistema parlamentare e governativo inglese, ne raccoglie alcuni elementi, quale il rafforzamento del ruolo del Presidente del Consiglio dei ministri, e se ne discosta in modo rilevante per altri. La caratterizzazione della riforma che viene proposta è data dalla elezione diretta, da parte del corpo elettorale, del Capo del Governo unitamente alla elezione del Parlamento, e per l’attribuzione di un premio di maggioranza alla lista, o alla coalizione di liste collegate, diretto ad assicurare una maggioranza parlamentare legata al Presidente eletto. Completano il quadro congegni destinati ad escludere che in Parlamento si possano coagulare maggioranze con diverso indirizzo politico, evitando i cosiddetti “ribaltoni”.

È evidente che il nuovo assetto collocherebbe al centro del sistema il Presidente del Consiglio dei ministri, forte dell’investitura politica elettorale diretta, che gli attribuisce una forza tendenzialmente dominante. La nomina vincolata da parte del Presidente della Repubblica si ridurrebbe ad una formalità documentale e di fatto verrebbe meno anche il suo potere di incidere, ove ne ricorrano le ragioni, sulla scelta dei ministri. Anche la fiducia del Parlamento, pur necessaria per perfezionare l’investitura del Governo, diventa un passaggio scontato, determinando, in caso di voto contrario, lo scioglimento del Parlamento. Rimane l’involucro formale delle attribuzioni del Presidente della Repubblica e del Parlamento, ma viene meno il contenuto sostanziale.

INTERRIS.IT

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