Diario del seduttore
ALEJANDRO MASATTI
Kierkegaard distingue tre “momenti ideali” nel suo pensiero: lo stadio estetico, quello etico e quello religioso. Il Diario appartiene allo stadio estetico. Il protagonista crea un’opera d’arte dalla sua stessa esistenza.
Giovanni, il protagonista scrive: “Pur quando posso esercitare su di lei (Cornelia) qualche influenza formativa, mi limito ad insegnarle di continuo quello che da lei stessa ebbi ad imparare…ciò che ella deve apprendere è come eseguire tutti i movimenti che conducono all’infinito, a dondolarsi, a cullarsi nelle sensazioni, a confondere Poesia e Realtà, Verità e Finzione, a tuffarsi nell’infinito.”
Purtroppo poco dopo Giovanni, di benemerita memoria, scrisse:”… in genere, io posso garantire a ogni fanciulla che voglia affidarsi a me un trattamento perfettamente estetico, sebbene poi finisca sempre col rimanere ingannata” giacché per Kierkegaard “ la vocazione che sente il seduttore così demoniaco si connette alla concezione della donna seguita dall’ascesi cristiana; la seduzione sarebbe in rapporto con una punizione divina” togliendo tutto quel che c’era di carne e di corpo, “un corpo che si abbandona sotto forma di resistenza”, per restituirci una costruzione greca chiamata “anima”.
Dilettanti sono quelli che cercano l’anima dell’amato/a; l’esperto, invece, cerca il corpo e tutti gli elementi che lo compongono: il sangue, il sudore, le lacrime, l’alito, l’umidità dei suoi occhi quando guarda, sapendo che non sono un granché ma come Ovidio scrisse di Ulisse: “Non era bello, ma sapeva parlare Ulisse, e pertanto sedusse con amore divinità marine”.
In “Vino veritas” Kierkegaard, e forse anche noi insieme a lui, scrisse: “Quale magnifica occupazione confezionarsi un segreto (ed io potrei dire d’amore), eppure come rende pensierosi talvolta l’averne goduto, com’è facile uscirne malconci!”.