Per non dimenticare – 5 aprile 1945 – commemorazione dell’ultimo bombardamento, LA STREGE DEGLI INNOCENTI – muoiono 40 bimbi ad Alessandria.
ROBERTO PASCOLI
E’ stato l’ultimo bombardamento della seconda guerra mondiale. Erano le 15,20 del 5 aprile 1945, bombardieri alleati scatenarono l’inferno su Alessandria, il risultato della carneficina fu drammatico: 160 morti e 500 feriti. Fra i morti 40 erano i bimbi dell’Asilo Infantile Maria Ausiliatrice. L’obbiettivo era la stazione ferroviaria, ma la potenza d’urto fu spropositata al punto di costringere il CLN a protestare con il comando alleato. Già nel 1944 lo stillicidio di bombardamenti fu impressionante, Alessandria è città strategica geograficamente ed aveva lo scalo merci delle ferrovie più importante della zona. Dalle schede ISRAL (Istituto Storico per la Resistenza della città di Alessandria) leggiamo:
Mancavano 20 giorni alla cosiddetta liberazione dell’Italia dall’occupazione tedesca, 23 ne mancavano alla fine di Mussolini e 24 alla definitiva resa delle truppe germaniche in Italia quando, il pomeriggio del 5 aprile 1945, Alessandria fu colpita da un feroce e brutale bombardamento angloamericano che causò la morte di 160 persone quasi tutte civili. Tra essi, quaranta, tra bambini e suore, dell’asilo di Via Gagliaudo.
Quarantacinque case rase al suolo, oltre mille vani distrutti o resi inabitabili, oltre seicento i feriti. Un grido di dolore e rabbia si sollevò dalla popolazione per questo atto di guerra totalmente ingiustificato. Anche il comando provinciale dei partigiani del C.L.N. inviò una dura nota di protesta al Comando Alleato in Italia. Ma tutto fu vano e la città che ancora piangeva le quasi trecento vittime, tutte civili, tra casalinghe, bambini, operai e solo 17 militari, del micidiale bombardamento del 30 aprile 1944 sarà ancora oggetto di bombardamenti e di mitragliamenti a bassa quota (cecchini aerei che mitragliavano esclusivamente incolpevoli civili) fino al 24 aprile del 1945.
Il 25 aprile Alessandria avrà ben poco da festeggiare intenta com’era a ritrovare una città distrutta e a ripulirla dai cadaveri sepolti tra le macerie. Cosi l’ottuagenaria suor Nella racconta la fine dei poveri bimbi sepolti dal crollo dell’asilo di via Gagliaudo di Alessandria: “ Ero novizia, avevo vent’anni, sono rimasta in cima alle scale a contare gli aerei che passavano: ‘’uno, due, tre …’’. Poi all’improvviso è successo … Dopo, ero sepolta tra le macerie, sporgeva solo un braccio. Sentivo le grida dei bambini, i soccorritori che urlavano: ‘’State tranquilli, veniamo a prendervi’’. Poi le voci dei bimbi si sono fatte sempre più deboli e alla fine sono cessate”.
Il 5 aprile 1945 un bombardamento su Alessandria fece 160 morti, tra i quali 40 bambini dell’asilo infantile “Maria Ausiliatrice” di via Gagliaudo.
Erode e la strage degli innocenti. Ma questa volta il volto dell’assassino non ha le sembianze del re della Giudea, ma si identifica nelle carlinghe degli aerei bombardieri. La morte giunge dall’alto. Non solo Dresda e Gorla, ma anche Alessandria. E tantissime altre città della Germania e dell’Italia.
Il 5 aprile del 1945 a Seconda guerra mondiale praticamente finita, gli angloamericani effettuarono un nuovo bombardamento sulla città piemontese nell’intento di sbarrare la strada ai tedeschi in ritirata, che cercavano di raggiungere Valenza per guadare il Po.
Il bilancio di morti fu pesantissimo: 160, quasi tutti civili e tra essi quaranta, tra bambini e suore dell’asilo di via Gagliaudo (vicino al Duomo), oltre mille vani distrutti o resi inabitabili, oltre seicento feriti.
Il dolore e la rabbia della gente per questo atto di barbarie totalmente ingiustificato fiaccò ulteriormente il morale della popolazione che era solo in attesa della fine delle ostilità. Nonostante questo atto brutale e “vigliacco” la città non venne risparmiata e fu ancora oggetto di mitragliamenti a bassa quota fino al 29 aprile, giorno della resa di Caserta
Quello strategico fu una strategia militare di bombardamento aereo, genericamente contrapposto a bombardamento tattico, che prevedeva l’impiego di bombardieri a lungo raggio d’azione per sganciare grandi quantità di ordigni esplosivi, incendiari o nucleari su parti del territorio nemico molto dietro la linea del fronte, per minarne il morale, il sistema produttivo o le infrastrutture. Dare una definizione di bombardamento strategico non è semplicissimo. Stando alla definizione dei suoi ideatori (ovvero lo stato maggiore dell’Aviazione inglese) esso “è un mezzo di attacco diretto contro lo stato nemico, con l’obiettivo di privarlo dei mezzi o della volontà di continuare la guerra. Esso può essere lo strumento che di per sé assicura la vittoria, ovvero il mezzo mediante il quale la vittoria può essere conseguita da altre forze. Esso si distingue da tutti i tipi convenzionali di attacco armato in quanto a differenza degli altri può colpire in modo immediato, diretto e distruttivo il cuore stesso del nemico; pertanto la sua sfera di attività si estende non solo al di sopra, ma anche al di là di quella degli eserciti o delle marine da guerra”.
Tuttavia è importante sottolineare la distinzione tra bombardamento strategico e bombardamento a tappeto, che a volte vengono confusi o addirittura usati come sinonimi. La designazione di bombardamento strategico indica un’azione aerea mirata a obiettivi di importanza strategica (quali fabbriche, raffinerie, nodi ferroviari, ponti, ecc.) situati lontano dalla linea del fronte (indica quindi il tipo di obiettivo dell’azione).
La definizione di bombardamento a tappeto indica invece un tipo di azione in cui una vasta area viene presa indiscriminatamente di mira con l’obiettivo di raderla al suolo (l’espressione indica quindi prevalentemente una tecnica di bombardamento).
Il bombardamento strategico può essere o non essere a tappeto, mentre il bombardamento a tappeto in pratica è sempre strategico. Quando il fine principale dell’azione è quello di fiaccare il morale della popolazione civile colpendola direttamente si parla poi di bombardamento terroristico.
Al contrario della maggior parte delle azioni militari, il suo obiettivo non è distruggere le forze nemiche terrestri, marine o aeree, bensì danneggiare la capacità di produzione industriale del nemico, e far venire meno la sua volontà di combattere: per quest’ultimo motivo è stato spesso deliberatamente rivolto contro le popolazioni civili, venendo definito, in questo caso, bombardamento terroristico.
I bombardamenti sui civili in Italia sono stati numerosissimi e cominciarono sin dal 12 giugno 1940 quando l’Asse non aveva ancora effettuato nessun bombardamento sulle città. Furono quindi le “democratiche” Inghilterra e Stati Uniti a prendere di mira i civili e non il “mostro” italo-tedesco .
Dopo un primo bombardamento il 14 giugno del 1940 – dodici morti alla cascina Pistona di Litta Parodi (frazione di Alessandria)e una intera squadra dei Vigili del Fuoco composta da cinque unità , la città fece per anni da spettatrice ai raid che si susseguivano su Milano, Torino e Genova. Fino alla drammatica domenica dell’Ascensione del ’44 quando al mattino fu investito dalle bombe il rione Cristo e nella notte edifici come il Teatro Municipale e il Duomo. Altro episodio mai dimenticato il 5 settembre, con i 39 morti nel rifugio sotto la Cittadella. Infine il 5 aprile del ’45, a guerra di fatto conclusa, l’inutile massacro che distrusse anche l’asilo di via Gagliaudo.