Il faro di Capo Figari e l’esperimento di Marconi.
GIORGIO BOTTARI
Tra le tracce lasciate da Marconi in Italia e nel mondo c’è il faro, o più propriamente semaforo, di Capo Figari, una costruzione posta a 344 metri di altezza sul promontorio che domina Golfo Aranci, che molti avranno visto arrivando in Sardegna in un traghetto proveniente da Civitavecchia.
Ho incontrato Paolina Noè, figlia di un ufficiale della Marina Militare in servizio a Capo Figari, che qui, negli anni ’40 – ’50, con tutta la famiglia poteva trascorrere le vacanze estive, godendo di quella natura ancora incontaminata, tra bianche rocce millenarie, flora dai mille profumi e colori, e la fauna unica di quei luoghi.
Proprio qui, l’11 agosto 1932, le apparecchiature fatte installare da Guglielmo Marconi, che coordinava le operazioni a bordo della nave Elettra, riuscirono a ricevere per la prima volta al mondo i segnali a onda ultracorta che erano trasmessi da Rocca di Papa, a una distanza di 263 Km.
Nel suo libro “Il mondo di Paolina” la Noè riporta che questo esperimento innescò un tale sviluppo delle telecomunicazioni che in pochi anni fu possibile “trasmettere tra porti e battelli, senza più la necessità di stazioni semaforiche, le quali caddero inesorabilmente in disuso. La stessa sorte toccò alla fine del ‘900 a Capo Figari, che fu abbandonato proprio dal successo che aveva contribuito a creare”.
Dopo anni di degrado, nel 2023 una società privata si è aggiudicata il bando per la concessione della struttura di Capo Figari, per una contestata trasformazione in hotel di lusso…