Media: tank israeliani nel centro di Rafah. Strage di 45 civili, Netanyahu: “Tragico incidente”
Netanyahu continua la sua guerra nonostante il massacro di Rafah
Benjamin Netanyahu non ha l’abitudine di scusarsi, come ha ampiamente dimostrato nei decenni in cui è stato al potere. Eppure il 27 maggio ha deciso di farlo, in una breve dichiarazione davanti al parlamento israeliano. Un “tragico incidente”: è così che il primo ministro ha definito il bombardamento eseguito il giorno prima dall’aviazione israeliana su una tendopoli di profughi alla periferia di Rafah, a sud della Striscia di Gaza. L’ultimo bilancio parla di 45 morti e 249 feriti. È il singolo attacco più grave negli otto mesi di guerra.
La scuse lapidarie di Netanyahu dimostrano che per una volta il governo israeliano ha preso in considerazione le reazioni del mondo davanti alle immagini raccapriccianti delle tende in fiamme e dei corpi carbonizzati. In un tweet Emmanuel Macron si è detto “indignato” e ha invocato il rispetto del diritto umanitario internazionale, oltre a chiedere nuovamente un cessate il fuoco. Appelli simili sono arrivati da quasi tutti i paesi.
L’imbarazzo di Washington è percepibile ed è probabile che abbia avuto un peso sull’atteggiamento di Netanyahu. Joe Biden chiede da settimane che Israele rinunci all’operazione a Rafah, considerando il rischio di una carneficina di civili.