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“Porta aperta per chi porta, e chi non porta, parta” direbbero i toscani sull’uscio di casa ma tra i territori intensificati dal turismo degli affitti brevi qualcosa sta cambiando e le porte di alcune città sembrano accingersi alla chiusura.

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Mentre Venezia si appresta a sperimentare nuove forme turistiche “a porte socchiuse”, tassando gli avventori del week end in fila lungo le banchine intenti ad ammucchiarsi sui battelli, il TAR Toscana prende tempo per sciogliere le riserve sulle decisioni del ricorso presentato contro la nota delibera urbanistica del Nardella, adottata lo scorso ottobre per maggioranza di voti, in favore – anche qui – della chiusura battenti per gli affitti brevi nel fiorentino sito UNESCO.

A Napoli, dove il Manfredi ingegnere, e sindaco, combatte i processi di gentrificazione proponendo delibere tese ad affermare quella preziosa unicità urbana che la città, indiscutibilmente, può vantare, una casa su due (o quasi) – così ci segnalano gli operatori di mercato locale – viene compravenduta a titolo d’investimento per il settore extra-alberghiero, favorendo così l’incremento di quella selvaggia turistificazione di quartieri tanto (apparentemente) odiata dai rami di una certa sinistra quanto bramata dalle esponenti caste dei property managers.

Varcati i confini, lo spazio si dilata in quel Lazio incantato dagli antichi tesori romani: ci si lascia contaminare senza troppe attenzioni dai processi di mutamento fisico e di ri-composizione sociale delle aree urbane, ove i Governanti, impegnati nell’approvazione di nuovi impianti normativi volti a ricondizionare il volto dell’immobiliare locale, aprono i portoni dei loro ridenti territori; dalla Tuscia al Reatino, dal Frusinate ai litorali pontini si avverte una forte corrente d’aria.

Nella Roma del Faro c’è spazio per tutti, anche per chi non vede la luce ma può solo sentire: una musica proviene dal fiume, dei ragazzi ballano sulle note di jubel.

Amo quel brano. Decido di seguirli, stavolta, per ballare anch’io

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