Il flop, annunciato, del Liceo del Made in Italy. Lettera
Inviato da Alberto Capria – Le parole andrebbero sempre ponderate perché, scriveva Carlo Levi, sono pietre. Giocare con esse può essere un utile esercizio di enigmistica, ma è un errore quando si parla di scuola.
… La presentazione del nuovo indirizzo, avvenuta al Vinitaly (sarà…un caso?), è contenuta nelle “Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy”.
Debutterà a settembre con ben 375 iscritti su scala nazionale (quanto un plesso di una piccola scuola) e dovrebbe sostituire l’indirizzo economico-sociale del Liceo delle Scienze Umane, previo accordo con la Regione di appartenenza.
Le procedure per avviarlo già nell’anno scolastico 2024-2025, sono state condizionate dalla sciocca ed ingiustificata frenesia dell’iter legislativo della L. 206/2023 del 20 dicembre pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 28 dello stesso mese, ossia nel pieno delle vacanze scolastiche natalizie e dopo che tutti gli istituti avevano già deliberato – con tempi giusti e consoni – la propria offerta formativa, a tre settimane dall’inizio delle iscrizioni.
Dunque parte la folle corsa: il ministero fissa al 15 gennaio la data (poi prorogata al 18 gennaio) entro la quale le scuole con Liceo delle Scienze Umane devono presentare richiesta di attivazione del liceo del made in Italy, posticipa al 23 gennaio quella per l’avvio delle iscrizioni; alcune scuole convocano in fretta e furia Collegi dei Docenti e Consigli di Istituto e deliberano – i pochi che lo hanno fatto – a scatola chiusa.
Con un percorso di istituzione frettoloso e materie del triennio ancora da definire, è ovvio che il nuovo liceo – al netto di dichiarazioni enfatiche e parimenti infondate – non ha incontrato favore nelle scuole. Anche perché non si è capito cosa lo differenzi da altri indirizzi già consolidati.
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