Addio alla rete Tim – la cessione dell’infrastruttura
Tim dice addio alla rete. Dopo numerosi tentativi, il delicato dossier dello scorporo è andato in porto. Questa mattina, il gruppo ha firmato insieme al fondo americano Kkr la nascita della nuova società della rete Netco.
Kkr ha valutato l’infrastruttura fino a 22 miliardi di euro, di cui circa 3 miliardi di earn-out legati a una futura combinazione con Open Fiber, partecipata da Cassa Depositi e Prestiti, a sua volta secondo azionista del gruppo con quasi poco meno del 10% del capitale.
A nulla è servita l’opposizione di Vivendi, colosso francese dei media e primo azionista di Tim con circa il 24% del capitale, che nei mesi scorsi aveva minacciato azioni legali per contrastare il perfezionamento della cessione della rete. A fine maggio, il giudice ha respinto la richieste avanzata al Tribunale dalla società francese, di emettere un ordine di esibizione di alcuni documenti relativi alla transazione, fissando l’ultima udienza per il 5 novembre.
L’azienda conta oggi circa 16.700 dipendenti, con 14,5 miliardi di ricavi attesi nel 2024, un margine operativo di 3,75 miliardi, frutto per il 70% delle attività in Brasile e dei servizi alle imprese.
Con lo scorporo della rete, la società ridurrà fortemente il suo indebitamento finanziario, liberandosi di 14 miliardi di euro di debito. Una cifra che con l’aumento dei tassi di interesse appariva sempre più difficile da gestire e che influiva su ogni piano di sviluppo sin dalla privatizzazione degli anni ’90.
Con la chiusura dell’operazione, Tim concentrerà i suoi sforzi sui business consumer, ovvero i servizi per famiglie e Pmi, Tim Enterprise, che si occupa delle grandi aziende e della pubblica amministrazione, e il Brasile. Tim potrà dedicarsi ai servizi ‘core’ di telefonia e internet e a quelli più ‘evoluti’ come i Cloud, Data Center, distribuzione di contenuti. Nell’area enterprise, non da escludere che il gruppo possa puntare anche ad acquisizioni, come dichiarato dal suo ad, Labriola.