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ADHD – Disturbo da deficit di attenzione iperattività

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L’ADHD consiste in un disordine dello sviluppo neuro psichico del bambino e dell’adolescente, caratterizzato da iperattività, impulsività, incapacità a concentrarsi che si manifesta generalmente prima dei 7 anni d’età.

Chiediamo  alla psicologa Elena Colangelo in che modo l’associazione può aiutare le famiglie con familiari affetti di ADHD.

l’ADHD è una patologia molto sviluppata e l’attenzione che si rivolge ad oggi è sempre maggiore, quindi c’è anche una facilità a fare diagnosi.

Nel momento in cui si fa diagnosi è fondamentale che la famiglia venga accolta e comprenda il disturbo sesto, perché questo è un passo importante per il benessere del bambino in primis.

L’associazione sostiene queste famiglie attraverso varie attività che possono essere un sostegno per quanto riguarda l’individuazione di terapeuti che possono seguire i ragazzi.

Sostegno lì dove si trovano in difficoltà a fare delle domande legate all’INPS, all’indennità di frequenza, alla legge 104, difficoltà con le scuole, quindi l’associazione fa della formazione sia agli insegnanti che ai genitori perché questo permette non solo una maggiore conoscenza del disturbo, ma fa sì che più si conosce questa patologia, più le persone la sanno affrontare.

Quali sono gli elementi per individuare la patologia?

I sintomi cardine di solito sono tre, l’iperattività, che sono i bambini sempre in movimento, l’impulsività, quando rispondono prima del tempo, e la disattenzione appunto.

Questi sono i sintomi cardine, poi sotto ce ne sono tanti altri che poi differiscono da bambino a bambino, da maschio a femminuccia e così via.

L’importante è fare delle diagnosi precoci perché poi le traiettorie evolutive saranno migliori e quindi avremo degli adulti ben compensati e che riescono poi ad avere una buona posizione all’interno della società non solo da un punto di vista lavorativo ma anche delle interazioni sociali e familiari soprattutto.

Quindi si può controllare e eventualmente anche curare?

Si può. Il trattamento è la terapia cognitivo-comportamentale. Si parte intorno ai sei anni con questa terapia. Viene associata lì dove c’è bisogno l’alopedia o la psicomotricità a seconda dell’età del bambino, di solito in età prescolare e poi appunto vengono organizzati i “parent training” per i genitori e il ”teacher training” per gli insegnanti. Con il tempo si osserva l’evoluzione della terapia e si vaglia se è il caso di interromperla, di aumentarla o associarla ad altre cure. In alcuni casi si mette in atto anche il trattamento farmacologico.

Maria Teresa Accardo

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