Roberto Gualtieri: “I romani saranno fieri di rivotarmi. Io come loro non mi accontento e insieme alziamo gli obiettivi” – intervista
“Roma merita che chi la governa si ponga obiettivi ambiziosi. Noi siamo ambiziosi e spesso questa ambizione ci espone”. Roberto Gualtieri punta in alto, guarda avanti e proietta Roma oltre la trasformazione in atto grazie ai soldi di Pnrr e Giubileo. È un primo cittadino sicuro, determinato, a tratti spavaldo quello che si concede a RomaToday per la sua prima intervista dopo la ripartenza estiva. Un confronto in cui il sindaco ha fatto il punto sulla situazione della città, risposto alle critiche piovute sull’estate degli incendi e attaccato chi, come sul termovalorizzatore, vorrebbe qualche riflessione in più. Il tutto all’insegna del “io non mi accontento”, alzando (forse troppo) l’asticella degli obiettivi. Spiega così la famosa affermazione su “Roma pulita come un borgo del Trentino”: “Voglio tenere sempre alta l’asticella, anche rischiando di prendermi le critiche e le prese in giro”.
O ancora la sua scelta a favore del termovalorizzatore “perché l’alternativa sono le discariche e i Tmb e la vittoria del partito che da sempre li vuole”. E sulle scelte ostacolate – vedi il trasferimento degli autodemolitori a La Barbuta – rivendica la bontà della scelta, sottolineando l’errore del ministero nel porre il veto.
Sindaco, quella che sta finendo è stata l’estate degli incendi, con immagini finite sui tg nazionali ed esteri. I roghi hanno evidenziato dei problemi nella gestione del verde pubblico, riportando anche all’attenzione il tema dei micro accampamenti. A suo avviso pensa che Roma abbia fatto tutto quello che andava fatto per evitarli?
“Si può sempre fare meglio e si deve fare meglio, ma questa estate segnata da un aumento significativo degli incendi merita delle riflessioni più approfondite. Noi abbiamo una città con una superficie agricola e verde grandissima, e quindi con un numero significativo di incendi da sempre. Dal primo giorno abbiamo lavorato per rafforzare la capacità di prevenzione e contrasto degli incendi, con grandissimo impegno, non solo potenziando il sistema degli idranti, aumentando le dotazioni della Protezione Civile, ma anche lavorando sulla parte normativa. Ho aggiornato il piano antincendio ed emanato delle ordinanze, le più severe d’Italia, andando molto oltre gli obblighi di legge rispetto alle misure preventive da adottare sui terreni, e inoltre siamo tra i pochissimi comuni che disciplinano in maniera rigidissima l’esecuzione in danno rispetto alle inadempienze dei proprietari. Spesso gli incendi divampano da terreni privati. Gli incendi sul verde pubblico di Roma Capitale sono stati pochissimi. Quest’anno al centro sud abbiamo avuto un’estate calda e secca, nonostante questo a Roma sono aumentati meno che nel resto del Lazio. Purtroppo però siamo tornati ai livelli del 2017″. [GUARDA IL VIDEO]
Quindi c’è anche un fattore climatico?
“Gli incendi sono sempre opera dell’uomo, siano essi dolosi o colposi. Però va detto che con un caldo secco sempre più pesante, come abbiamo visto nell’area del centro sud, i roghi si propagano più velocemente. Quindi i fattori sono due: uomo e clima”.
Prendendo in considerazione il rogo di Monte Mario, secondo lei non era proprio possibile accorgersi prima della situazione e intervenire?
“A Roma esistono decine e decine di accampamenti abusivi. Oltre a questi, ci sono le discariche abusive che abbiamo ridotto da un migliaio, a circa 250. Per farlo ci vuole tempo e ci vogliono risorse, tanti milioni di euro. Sulla Togliatti abbiamo avviato la bonifica del parco di Centocelle. Impiegheremo 20 giorni e 150mila euro. Siamo i primi a mettere le mani su questo problema endemico di Roma: prima non era neanche contemplato. Poi però ovviamente ci sono tantissimi insediamenti abusivi. Monte Mario è un bosco non recintato, gestito da Roma Natura, che giustamente chiede di avere più guardiaparco. Gli insediamenti abusivi si possono sgomberare e noi stiamo facendo la nostra parte, ma le persone si spostano. Ci sono 1.300 km quadrati a Roma, di cui due terzi sono aree verdi, dove possono spostarsi liberamente. Riuscire a eliminare tutti gli insediamenti abusivi sarebbe ideale, ma non è facile. Tengo a sottolineare che noi facciamo bonifiche anche su terreni non nostri, come sull’area demaniale di Monte Mario”.
Roma ha un problema di accoglienza?
“È un problema enorme. Esistono due questioni. Una è quella dei senza fissa dimora che dormono in strada, li conosciamo ormai quasi tutti anche grazie ai due censimenti fatti con migliaia di volontari. Abbiamo raddoppiato i posti d’accoglienza, ma è un fenomeno gigantesco. Conseguenza di povertà, problemi di dipendenze, salute mentale, migranti e italiani. Molti di loro non vogliono essere reinseriti. Poi c’è un’altra questione: tutto quel sottobosco di lavoro illegale e criminale, di precariato estremo, che porta le persone a vivere in situazioni non dignitose in veri e propri accampamenti, favelas: non sono mendicanti, sono persone che lavorano, quasi sempre al nero, oppure delinquono. Anche questo è un fenomeno storico: le borgate nascono come insediamenti abusivi o come si dice “spontanei”. Alla presenza di un ampio tessuto economico sommerso si aggiungono poi gli errori gravissimi della politica sull’immigrazione, che induce alla illegalità costringendo a tempi lunghi per avere il permesso di soggiorno, oppure il tempo che ci vuole a ricevere la protezione internazionale. Il nostro impegno è totale, ma sono più questioni che si intrecciano, ognuna estremamente complessa”. [GUARDA IL VIDEO]
La vostra ricetta non è quindi quella degli sgomberi e delle cancellate?
“Le cancellate non c’entrano in questo discorso. Un grande bosco di notte dev’essere protetto o no? Villa Pamphilj ha i cancelli e la notte chiude, ma non per questo si fa politica di esclusione. Monte Mario è un bosco più selvaggio ed è quindi una cosa diversa, ma è legittimo interrogarsi se sia opportuno o no chiuderlo la notte. Purtroppo la ricetta magica non esiste. Sgomberi un palazzo, vanno tutti in strada e la gente chiede lo sgombero in strada. Il mestiere mio è gestire, contrastare il pericolo e l’illegalità. Non è comunque spostando le persone che si risolvono alla radice questi problemi. Governare i flussi migratori, contrastare la povertà, combattere il lavoro nero e illegale, offrire percorsi di integrazione e inclusione: sono sfide gigantesche e i sindaci non possono essere lasciati soli ad affrontarli, anche se noi stiamo cercando di occuparci non solo di assistenza e accoglienza ma anche di contrasto al lavoro nero e precario e sostegno all’occupazione di qualità. Non si può comunque pensare che la soluzione sia limitarsi a fare qualche grande operazione di sgombero a favore di telecamere.”.
Mancano pochi mesi al Giubileo. A che punto sono i lavori che dovranno essere finiti per l’inizio del 2025?
“La città è un cantiere a cielo aperto, come avevo preannunciato. Questa città è stata lasciata per anni senza manutenzione, senza investimenti, senza trasformazione. C’era bisogno di una scossa. Realizzare oltre mille opere, sommando Giubileo, Pnrr, Caput Mundi e quelli del Comune, è una scossa fortissima. Era indispensabile. Il Giubileo ha una sua specificità, con interventi che devono terminare entro determinate date, come quelli finanziati per il 2024 e considerati indifferibili sui quali stiamo rispettando la tabella di marcia. È straordinario il lavoro fatto. Siamo partiti a gennaio 2023, con oltre sei mesi di ritardo per la crisi di governo, era tutto pronto per la primavera precedente, ma poi è caduto Draghi”.
Quindi i romani e i pellegrini possono essere ottimisti?
“Io sono ottimista. Vi dico questo, facendo gli scongiuri perché non si sa mai: il cantiere di piazza Pia sarà la prima opera di quelle proporzioni a essere realizzata in tempi così rapidi in Italia, me lo hanno confermato i tecnici. Per me è stato giusto giusto rischiare un po’ e scommettere. Quando ho visto le nuove tempistiche per concludere i lavori dopo lo slittamento dell’approvazione del primo Dpcm, avrei potuto stralciare tanti interventi, decidere di non farli per non correre il rischio di non terminarli in tempo. Ma Roma non poteva perdere questa occasione. Abbiamo fatto degli accordi coi sindacati e le imprese, grazie ai quali per esempio si può lavorare H24, ma al contempo abbiamo detto no ai subappalti a cascata, no alle gare al massimo ribasso, no al dumping salariale. Sono contento e fiducioso, questo lavoro porterà benefici non solo al Giubileo come singolo evento, ma alla città: questi sono doni. E non ci sono solo i cantieri più noti e centrali, ma anche tantissimi interventi nelle periferie, i nuovi parchi, penso a quelli di affaccio sul Tevere, al parco di Centocelle. Stiamo anche acquistando autobus tram e treni per la metropolitana”.
La Cgil stima in 500 milioni i fondi che il Governo dovrebbe ancora dare a Roma per il Giubileo, lei è d’accordo?
“I soldi non bastano mai, ho già chiesto di integrare ulteriormente le risorse, da Sindaco non dico certo di no. Dopodiché io sono anche commissario di governo e cerco di fare il massimo con quello che ho. Inutile dire che per fare tutto ciò che vorrei e di cui c’è bisogno, servirebbero anche più di 500 milioni, se penso solo a quanto servirebbe per il potenziamento della TPL in questa città. Se volessi fare il conto, saremmo ampiamente sopra quella stima. Ho chiesto decine di milioni per le discariche abusive, più soldi per l’accoglienza ai senza dimora, più risorse per i mezzi antincendio.
E cosa risponde all’appello dei sindacati per un Patto di Comunità?
Sono d’accordo. Noi per il Giubileo già abbiamo fatto un patto per i lavoro con imprese e sindacati, un modello per l’Italia. Ora vorremmo coinvolgere e valorizzare le associazioni: il Giubileo non è solo fatto da cantieri, è un evento di grandissimo valore spirituale per i credenti che parla a tutta l’umanità. Papa Francesco parla di fraternità, di di lotta alla povertà, di attenzione all’ambiente e cura del creato: sono temi che sollecitano un impegno e uno sforzo da parte di tutti. Intendo chiamare a raccolta le forze vive della città”.
In base all’ultimo report di Anac, la Società Giubileo ha affidato il 50% degli appalti tramite affidamento diretto, per motivi d’urgenza. C’era bisogno? Era così imprevedibile l’evento da giustificare queste procedure?
“I dati però non sono veri. La legge prevede gli affidamenti diretti sotto una soglia che è tra i 140 e i 150mila euro, sopra soglia ne è stato fatto solamente uno, da quasi un milione di euro, che è quello che citate voi in un precedente articolo. Ma il 99% degli appalti sono gare, tra procedure negoziali e gare aperte. Non avevamo potere e voglia di derogare alla legge. C’è stato un solo affidamento diretto sopra soglia, richiesto peraltro dalla Società Giubileo. Il motivo è che il programma dell’Anno Santo è stato fornito dalla Santa Sede a maggio. Da quel momento si è potuta fare la progettazione preliminare, dopo la quale occorreva quella esecutiva e solo dopo questa si poteva ordinare e acquistare la strumentazione per gli eventi (palco, transenne, bagni chimici etc), che per quelle quantità richiede molto anticipo. Mettere a gara la progettazione definitiva non avrebbe consentito di fare in tempo con le forniture, per il cui acquisto naturalmente si procede a gara “.
Torniamo al parco di Centocelle, a che punto sono i lavori per farlo diventare il Central Park di Roma?
“Stiamo messi bene. Io ho preso a esempio Central Park perché prima era una discarica, come in molti punti era l’area del parco di Centocelle.. C’è un progetto straordinario con playground, forestazione, una pista di atletica sulla vecchia pista aerea. I lavori procedono nei tempi previsti, siamo fiduciosi. Pochi giorni fa abbiamo espropriato la vecchia pompa di benzina per farne un ecomuseo di accesso al parco, stamattina (il 10 settembre, ndr) abbiamo aperto i cancelli e avviato la ripulitura di tutte le aree degli ex demolitori. Finito questo, dopo 20 giorni, procederemo con l’acquisto o con l’esproprio dei terreni. Oltre ai terreni di Ater occupati dai demolitori acquisteremo anche l’area di Cassa Depositi e Prestiti che investe nel parco, aumentandone in misura significativa l’estensione con più verde e alberi”. [GUARDA IL VIDEO]
Che fine faranno gli autodemolitori ancora presenti? Andranno a La Barbuta nonostante il no del ministero dei Beni Culturali?
“Purtroppo non potranno andarci perché il MIC ha dato parere negativo e io ovviamente devo prenderne atto anche se secondo me è un errore, una scelta che non condivido. Era un’area perfetta per realizzare un distretto dell’economia circolare. Questo ci impedisce di portarli lì. Quindi non si creerà un distretto, ma si distribuiranno nelle varie zone industriali della città. Questo può avere anche il vantaggio di renderli maggiormente raggiungibili perché più capillari. Sceglieranno le loro aree autonomamente, sono dei privati. Ci diranno dove vogliono andare e se è corretto li autorizzeremo”. [GUARDA IL VIDEO]
Ci sta dicendo che la riqualificazione non dipende quindi dalla ricollocazione perché lo sgombero si farà in ogni caso?
“Si lo sgombero si farà sicuramente. Su quella stecca di terreno faremo depavimentazione e forestazione urbana, per isolare il parco dalla via Togliatti, dove ci passerà anche la tramvia, e stiamo ragionando se farci anche un altro accesso al parco. In ogni caso gi autodemolitori non operano più: le autorizzazioni non ci sono, sono scadute dal 2018”.
Biglietti dell’autobus a 2 euro: l’unico modo per evitarlo è ottenere più soldi dal Governo?
“Purtroppo l’aumento mi sembra l’unica strada. A nessun sindaco fa piacere alzare i biglietti, ma anche nessun sindaco dovrebbe fare demagogia. Tutte le altre grandi città hanno biglietti più costosi, dopodiché possiamo discutere sulla qualità del servizio che sta migliorando e che ha bisogno di un’azienda in salute per migliorare, ma questo è un dato. Mi piacerebbe che in Italia e in Europa si decidesse di rendere quasi gratuito il trasporto pubblico come fu fatto per un periodo in Germania.È una scelta di politica economica che io farei, non mi pare che sia all’orizzonte. Quindi l’aumento è necessario”. [GUARDA IL VIDEO]
Ma quindi non si scappa, sarà così da inizio 2025?
“Se non aumento a 2 euro devo ridurre pesantemente il servizio. In ogni caso esistono già agevolazioni per diverse categorie in base al reddito ISEE e per i giovani, , inoltre non vengono aumentati gli abbonamenti mensili che restano a 35 euro e viene persino ridotto il prezzo di quello annuale. Chiunque non è un turista o un utilizzatore occasionale non avrà aumenti e se non vorrà fare l’abbonamento annuale potrà fare quello mensile che è tra i più economici sul mercato. Sostanzialmente l’aumento pesa sugli utilizzatori sporadici e sui turisti. Tutti gli altri continueranno a pagare molto meno di Milano, Parigi, Londra, Bruxelles, dove peraltro il biglietto costa più di 2 euro. Capisco non sia piacevole da fare, ma sento il dovere di essere onesto e serio”. [GUARDA IL VIDEO]
Passiamo ai rifiuti e al termovalorizzatore. Ultimamente ne ha parlato più volte, anche in un’intervista al nostro giornale, l’ex sindaco Marino. Tra le varie questioni rilevate c’è anche il possibile pagamento della carbon tax sulle emissioni a partire dal 2028. È un tema che avete considerato?
“Ovviamente sì lo abbiamo considerato. Devo fare una chiarimento di natura tecnica: nella revisione del regolamento europeo sugli ETS (Emissions Trading Scheme), cioè quello che fa pagare le emissioni di CO2, a un certo punto il Parlamento in prima versione aveva messo anche i termovalorizzatori, mentre la commissione no. Nella versione finale il Parlamento ha approvato un emendamento che sostituisce questo inserimento con uno studio che la commissione farà nel 2028. In quel momento, si valuterà se ha senso questo inserimento e – dice il testo finale – qualora ci sarà bisognerà fare in modo che si eviti di incentivare lo spostamento dei rifiuti verso l’estero o l’apertura di discariche. Bisogna capire che la quota che resta di rifiuto indifferenziato, dopo che si è recuperato e riciclato come vuole l’Unione Europea, può andare in due posti: o in recupero energetico nei termovalorizzatori, oppure in discarica. Noi, come richiede l’Europa nella sua hierarchy of waste preferiamo mandarli in recupero energetico piuttosto che in discarica. Il punto è che bisogna evitare una sovracapacità di termovalorizzazione a scapito del riciclo E per questo penso sia giusto disincentivarla anche con l’ETS. Se invece ci si limita, come facciamo noi con le nostre 600.000 tonnellate, al residuo indifferenziato a vale di una corretto processo di riduzione e riciclo, sarebbe sbagliato rendere le discariche più convenienti dei termovalorizzatori ma l’Europa non lo farà “.
https://www.romatoday.it/politica/intervista-roberto-gualtieri-settembre-2024.html