Sudan, una tragedia che resta nell’ombra
Ho lavorato qui in Darfur nel 2007 e dopo 15 anni è stato commovente trovare le stesse persone che si ricordavano di me. Quando me n’ero andata la popolazione stava rimettendo assieme le proprie vite, si stava creando un futuro. Ora invece sembra di essere tornati al punto di partenza. Rivedo le stesse dinamiche, come se la storia si ripetesse. C’è però tanta voglia di ricominciare e ancora si spera in un futuro migliore».
Alda Cappelletti, senior humanitarian advisor di Intersos, da poco rientrata dal Sudan, definisce la situazione attuale come «una delle crisi umanitarie più gravi al mondo, quella con il maggior numero di sfollati». Ma quando è iniziato tutto? Il 15 aprile del 2023 dopo gli scontri tra l’esercito sudanese e il gruppo paramilitare delle Rapid Support Forces? O forse dobbiamo tornare al 2003 quando è scoppiata la guerra in Darfur tra i movimenti armati ribelli e il Governo, che ha risposto attuando un genocidio contro la popolazione di origini africane. Oppure ancora il nostro “quando” va ricercato nella guerra civile combattuta tra il 1983 e il 2005 che ha portato all’indipendenza del Sud Sudan? In Sudan da aprile dell’anno scorso sono morte circa 20mila persone, ma i dati sono talmente difficili da reperire che il numero reale potrebbe essere molto più alto.