Editoriale

Le colonne sonore della nostra vita: tra ritmi incalzanti, pause e sinfonie

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VALENTINA TACCHI

Presentato il libro dei due Premi Oscar Giuseppe Tornatore e Ennio Morricone

La musica è come un treno sul quale si sale per rivivere alcuni ricordi, momenti del passato, magari per lasciarci andare alle emozioni che si stanno provando in quel momento o per ritrovarsi. Il volume si alza e tutto prende vita, riemerge. La colonna sonora si collega così all’anima e le note disegnano i ricordi,  proiezioni o nuove immagini. Se il cinema ha la capacità di entrare nella nostra mente, la musica ci trascina fuori, liberando i nostri canali emotivi. Questa è l’importanza che ha una coinvolgente colonna sonora anche per il successo di un film. Il viaggio dell’uomo ha inizio con questa fusione ed intanto, si attraversano le fasi della vita.  La Colonna sonora ci ferma alle stazioni degli attimi d’amore o dove si caricano le valigie dei momenti più significativi e, tra le note,  immagini di affetti e di impronte familiari entrano con noi negli scompartimenti e viaggiano su quelle basi, tra ritmi incalzanti, pause e sinfonie.

La melodia sembra guidarci verso le nostre mete anche quando a volte qualcosa sfugge da quel pentagramma. Ci sono note che affiorano oltre le linee e toccano le corde per scoprirci!

Il Maestro di colonne sonore e composizioni che hanno fatto la storia del cinema e non solo è sicuramente Ennio Morricone che ha appena compiuto 90 anni, 70 anni di carriera. Dal 1946, ha composto più di 500 colonne sonore tra cinema e Tv e venduto 70 milioni di dischi in tutto il mondo. Decine i premi ed i riconoscimenti ottenuti, dal Nastro d’Argento per “Per un pugno di dollari” nel 1965, all’Oscar per The Hateful Eight nel 2016; 10 David di Donatello. Una fama a livello planetario: nel 2005 gli è stato intitolato anche un nuovo asteroide, scoperto dagli scienziati nella cosidetta “fascia principale”. La regione del sistema solare situata tra le orbite di Marte e Giove dove forse, anche da lì arrivavano le sue noti!

Ha avuto luogo recentemente, presso il teatro Quirino di Roma, un importante evento, organizzato da Sara Iannone, in occasione della presentazione del libro dei due premi Oscar Ennio Morricone e Giuseppe Tornatore dal titolo “Ennio. Un maestro. Conversazione”, edito da Harper Collins. Uno si dedica al cinema, l’altro realizza musiche a livello internazionale. Sono intervenuti come relatori Gino Castaldo, Piera Detassis, Vincenzo Mollica e Giuliano Montaldo. Ha moderato gli interventi Sveva Sagramola.
Il libro è un dialogo tra due amici che si muovono anche nello stesso universo artistico come le pagine dense del libro, animate dalle domande di Giuseppe Tornatore, che riportano i suoi lunghi colloqui con Ennio Morricone. Il cinema è un tema e un pretesto, qualche volta in primo piano, altre come sfondo dei loro incontri. Ne parlano, lo affrontano per capire cosa sia stato, cosa sia oggi e che futuro abbia. Come cineasti, da appassionati o da spettatori lo osservano.
Intrecciano le loro opinioni, tra racconti e sensazioni e, come ha precisato il giornalista Mollica, un altro modo di parlare del cinema, quasi “divinatorio”. Ogni tanto sembra che i loro ruoli si invertano. Tornatore cerca una sua musica delle immagini, Morricone una misteriosa visibilità dei suoni. Per quest’ultimo il segreto è sempre lavorare, non esiste l’ispirazione ma solo il lavoro. La creazione può essere poi inaspettata e sorprendere anche chi l’ha creata. Il suo segreto è quello di riportare note classiche dietro la semplicità delle musiche richieste dal cinema. Un modo raffinato e ricercato di realizzare vestiti musicali senza tempo. I nostri sensi così si alimentano, tra suoni e visioni, tra musiche e parole, tra ricordi ed aspirazioni.

Ci sono colonne sonore nella nostra vita, tra pellicole western e sinfonie d’amore. A volte gli strumenti a fiato emergono dall’orchestra come per parlarci… Altre volte le immagini prendono il posto del suono per spingerci oltre… La musica fa da collante anche in quei momenti dove si cerca la propria strada. La tromba irrompe come la coscienza e poi, come dice Morricone, c’è sempre uno spazio per dire No e per le Pause, dove il coro tace e solo pochi suoni emergono

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