Confucio –
GIUSEPPE ROTUNDO
La Cina, indicata come prossimo fulcro degli equilibri mondiali, ha già vissuto epoche gloriose dal punto di vista filosofico e culturale. Per esempio gli anni di Kong Fuzi, il maestro Kong, o più semplicemente Confucio come fu tradotto in latino quando il suo nome arrivò in Occidente grazie ai missionari Gesuiti. Erudito uomo di Stato, fece parte di una stirpe di consiglieri di corte, antesignani degli amministratori pubblici. Uno status gerarchico ereditato per merito e non per discendenza. Gli scritti grazie ai quali ci è arrivato il suo pensiero sono gli Analecta, una summa di aforismi fattici pervenire dai suoi discepoli. Per qualcuno una sorta di manuale del buon governo. Un vero e proprio trattato etico per altri. E l’etica è di fatto al centro del suo pensiero. Confucio individuava l’uomo superiore in colui che rispetta virtù e buone maniere. Il principio che traina tutti gli altri è la lealtà. Secondo lui l’unico modo da parte degli amministratori per influire sulla società era dare il buon esempio. Il suo pensiero sembra oggi rivivere al centro di un nuovo interesse da parte della Repubblica Popolare Cinese. Si parla di “nuovo confucianesimo” come via per affacciarsi alla modernità ma con i piedi ben saldi nella tradizione.