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L’8 novembre la Corte costituzionale si esprimerà in merito al tema dell’ergastolo ostativo che non può essere un atto di guerra dello Stato contro una persona

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L’8 novembre è il giorno in cui la Corte costituzionale dovrà giudicare l’ergastolo “ostativo”. Era una data importante per lo Stato di diritto già prima che il Consiglio dei ministri approvasse, di fretta e furia, un decreto-legge volto a evitare una sicura dichiarazione di incostituzionalità, in considerazione dei moniti – mai ascoltati – provenienti dalla Consulta e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Ma ora lo è ancora di più, visto che i giudici delle leggi non potranno esimersi dal confrontarsi con la nuova disciplina voluta dal governo.

È dal maggio del 2021 che la Consulta ha messo in guardia il Parlamento sui profili di incostituzionalità dell’ergastolo ostativo: vista la delicatezza – anche politica – della materia, la Corte non ha però dichiarato immediatamente illegittima la misura, ma ha dato al Legislatore oltre un anno di tempo per trovare una soluzione normativa omogenea che potesse evitare una dichiarazione di incostituzionalità. Tutto ciò, come detto, non è purtroppo avvenuto. Mi sembra evidente che l’intervento legislativo del governo è un palese maquillage della normativa previgente, che si propone il solo obiettivo di non cambiare nulla, nella sostanza, nonostante la rilevata incostituzionalità.

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