73 anni fa il mondo dello sport s’inchinava a Fausto Coppi
ACCADDE OGGI – MICHELA LUDOVICI
Un nome e un cognome: Fausto Coppi. Una data: 7 Luglio 1949. Giorno indimenticabile in cui lo sport italiano assiste ad un’impresa epica.
Il 7 Luglio 1949 il ciclismo correva sulle vie del mito e della leggenda, grazie al campione dei campioni. I nostri genitori e i nostri nonni sapranno descrivere l’emozione di quel momento ad occhi chiusi: si tratta proprio di Fausto Coppi, che a La Rochelle fu artefice di un’opera straordinaria. La guerra era da poco terminata ma la fame era così grande da poterla scorgere negli occhi delle persone. Fausto Coppi regalò a quegli occhi una nuova ragione per sognare.
Come accade solitamente durante periodi storici di questo genere, nell’aria galleggiava la voglia di risalire e vincere, anche perché, per gli atleti, una vittoria equivaleva a un premio in denaro, da intascare con gioia. Il 1949 fu l’anno dell’Airone, come soprannominarono Fausto Coppi, perché lui non pedalava: volava. Incredibilmente agile, leggero e veloce, divenne il primo uomo a trionfare nell’arco dello stesso anno sia nel Giro d’Italia che nel Tour de France.
A distanza di 73 anni, riguardando vecchie immagini ci sembra quasi di rivivere l’atmosfera di coesione, concitazione e gaiezza che si respirò quel 7 Luglio. Mentre La Rochelle è, inaspettatamente, diventata protagonista chiave nella storia del ciclismo, presentando alla Francia e al mondo l’Airone Fausto Coppi.
Era il 1949, per la precisione il 30 Giugno, quando Fausto Coppi partì per la sua prima volta alla volta del Tour de France, dopo aver appena vinto la corsa rosa. Assieme a lui c’erano anche Gino Bartali, vincitore dell’anno precedente, ma anche il giovane fratello Serse.
Correva con la maglia della nazionale sulla quale c’era il tricolore, mentre sulla guida ufficiale si leggevano queste parole: Equipe d’Italie Maillot vert, ceinture blanc et rouge, Casquette verte, bande blanc et rouge.
Inizialmente Fausto Coppi non sembrò essere fra i migliori. Malgrado il trionfo alla Milano-Sanremo e al Giro, la corsa francese non appariva cosa adatta a lui. Dopo la quarta tappa aveva oltre diciotto minuti di ritardo rispetto al francese Jacques Marinelli, in testa.
I chilometri, 4500 in 21 tappe, erano dunque tantissimi e prevedevano due sconfinamenti in Belgio e in Italia, per un premio di 100.000 franchi in contanti. Alla quinta tappa, l’Airone incalza ma dopo cento chilometri, il disastro: fracassa una forcella, andando pericolosamente vicino alla bici di Marinelli. Non accetta la bici di un compagno di squadra, preferisce attendere quella di scorta. Il ritardo totale nella classifica arriva ora a 36 minuti e il campione inizia a meditare su un eventuale ritiro.
Ma quale può essere l’àncora di salvezza in questi casi, se non lo spirito di squadra? Il rispetto e la stima verso un proprio compagno, valori forse ad oggi sempre meno presenti. Saranno infatti i suoi compagni a indurre Fausto Coppi a rimanere.
Il 6 luglio è il giorno del riposo, in cui si ricaricano le forze e si attenua lo stress. Eccoci arrivati alla mattina del 7 luglio, con una sfida da compiere: 92 chilometri da Les Sables-d’Olonne a La Rochelle. Coppi sbalordisce e affascina tutti, superando con un vantaggio di 4’31” Bartali e di 7’32” Marinelli. Il 7 luglio del 1949 incomincia il vero Tour de France di Fausto Coppi, che da quel recupero inizia una corsa nuova.
La riprova della grandiosità del ciclista di Castellania arriverà alla sedicesima tappa, dove Coppi e Bartali voleranno per lo stesso scopo, ovvero impossessarsi della maglia gialla. Ecco che il giorno seguente si arriva in Italia, da Briançon ad Aosta. Il piemontese sopraggiungerà da solo sulla linea di arrivo, staccando tutti gli avversari a quattro giorni dalla fine della gara. Fausto Coppi stravincerà anche nella Colmar – Nancy, di 137 km, il giorno prima dell’arrivo a Parigi.
L’Airone ci ha insegnato una cosa fondamentale: mai niente è davvero perduto, possiamo sempre cambiare il nostro destino, anche e soprattutto se sommersi dalle difficoltà. Gli ostacoli esistono per essere superati, con determinazione, sforzo e volontà. Proprio quando tutti lo davano per spacciato, Fausto Coppi a La Rochelle riuscì a cambiare il proprio destino e a rialzarsi: quel Tour certamente perso dall’inizio, terminò con un finale storico. Un vantaggio di quasi undici minuti su Bartali secondo classificato e una doppia vittoria, Giro e Tour nello stesso anno.
Lo sport e uno dei suoi più grandi portavoce avevano dato al mondo un motivo per tornare a sperare, a gioire, a sentire di nuovo la vita, allontanando il pensiero della guerra e della povertà.
Accadde oggi: Fausto Coppi vince il Tour de France risorgendo da una situazione di pesantissimo svantaggio rispetto agli avversari, rendendo il 7 luglio del 1949 un giorno indimenticabile.