Interviste

Bruno Giordano. Una vita sulle montagne russe

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DINO NEANDRI

Bruno Giordano: lui e Chinaglia i miti della nostra adolescenza di ragazzi con l’aquila nel cuore. Lo avevamo già incontrato alla libreria Feltrinelli di via del Corso alla presentazione del suo libro “Una vita sulle montagne russe” e quel giorno avevamo respirato la sua voglia di raccontarsi e nel contempo togliersi qualche “sassolino” dalle scarpe. Il libro sulla vita di Bruno, scritto magistralmente dallo scrittore, giornalista e autore televisivo Giancarlo Governi, ci ha riportato alla nostra infanzia, alla Roma sparita e stradarola, ai campetti spelacchiati e all’olio canforato spalmato sulle gambe nei rigidi inverni.  E poi ancora all’oratorio, agli scappellotti e ai battipanni di mamma, ma soprattutto alla romanità, privilegio e modo di vivere ormai in estinzione. Un libro dove si può respirare insieme la Roma pasoliniana e l’amarezza di Bruno verso questa città che a volte ti affoga nei suoi luoghi comuni e ti tradisce, pettegola e calunniatrice. Un racconto di vita, una strada lastricata di pietre miliari, ognuna a formare nell’animo un mosaico di alti e bassi, di saliscendi inesorabili, in poche parole di esistenza vissuta appieno. Un “romanzo” mix di felicità e tensioni in agguato, con colpi di scena sempre dietro l’angolo. Anche drammatici. E poi ci sono le oasi felici, l’amore verso quelle donne che hanno sempre creduto in lui accompagnando le sue evoluzioni e che lo hanno sempre sostenuto. Il suo vero scudetto nella vita. A pareggiarne un altro meno lieto. I genitori e la sua famiglia conquistata la sua vera forza. E allora gli chiediamo:

Bruno, perché un libro? Cosa hai “sentito”?

La voglia di raccontare un sogno realizzato di un ragazzo di Trastevere e la possibilità di “mettere in chiaro” quelle cose che mi infastidivano da sempre. Dicerie, luoghi comuni sulla vita dell’uomo e dell’atleta. Tutte falsità. E qui lo spiego bene.

Il tuo ricordo sportivo più bello?

Quando venni preso al provino con la Lazio. Ero un ragazzino e il “Flaco” Flamini, ex campione del passato, mi scelse tra centinaia di ragazzi, nonostante avessi gli scarpini rotti e fossi per questo caduto in terra più volte. Fu una grande emozione poter dire a mia madre che mi avevano “preso”, che ero un giocatore della Lazio.

Secondo te i ragazzi di oggi hanno la nostra “fame”?

No. E non potrebbe essere diversamente. Hanno altre attrattive e distrazioni, soprattutto di tipo tecnologico. Spesso sono colpevolizzati ma sono soltanto figli dei tempi che cambiano continuamente.

Perchè in Italia non nascono più i fuoriclasse?

Basta guardare le rose delle squadre professionistiche e delle giovanili e si ha la risposta. Sono “soffocate” dai tanti stranieri. Qualcosa è da rivedere. L’esempio può essere Giovinco, giocatore con un buon potenziale tecnico inespresso in Italia ed emigrato in Canada per trovare lo spazio desiderato.

Sei soddisfatto della tua carriera? 

Si sono soddisfatto.  Ho giocato con la Lazio e vinta la classifica dei cannonieri di A e B. Ho giocato accanto a Maradona nel famoso trio MA-GI-CA e con lui a Napoli ho vinto scudetto e Coppa Italia. Sono stato in nazionale. Si sono soddisfatto.

La sua eterna passione per il calcio riemerge quando ci dice che vorrebbe continuare ad allenare e mettere a disposizione la sua esperienza di uomo di sport. Alla fine ci regala anche un pronostico sul campionato in corso: Juventus.

Bruno Giordano. Quello del famoso gol a Zoff con il doppio pallonetto in un datato Lazio-Juventus 3-0 (doppietta). Di un gol da posizione impossibile in un derby dove il portiere Pulici fece i miracoli. Pochi giorni dopo morì il mister dello scudetto del ‘74 Tommaso Maestrelli, malato da tempo. Bruno Giordano. “Una vita sulle montagne russe”, come dice il titolo, per noi non è una biografia, ma un romanzo di vita. Come la sua. Sfogliandolo si ha la sensazione  che da ogni pagina possa affiorare  una sorpresa, un evento, un fatto. Cosi è stato. Una vita di grandi soddisfazioni e di cadute, di gioie e ostacoli posti lì a sfidarti subito dopo, a misurarti. A metterti alla prova. Ed oggi, auguri Bruno per la tua carriera di mister e di attore “pagante” di questa vita.

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