Anniversario del terremoto in Friuli
Dal libro ‘Trecento scosse di terremoto’ di Sandro Giomi
Nel cuore della notte tra il 6 e il 7 maggio 1976 un’auto corre a forte velocità a sirena spiegata verso una catastrofe sismica da poco segnalata via radio.
……Anche quella notte … lanciato a gran velocità verso l’ignoto, Sandro non può fare a meno di pensare a quanto ha deciso di fare ed a quanto al contrario avrebbe potuto fare…
Il gracidare della radio si fa insistente. Sandro si scuote e chiama: “Gemona! Mi sentite? Com’è la situazione?” “Gravissima. Morti, feriti, danni!”
“Sono sulla Pontebbana, tra mezz’ora arrivo a Gemona!”
……
La macchina degli aiuti funziona fin dalle prime ore della giornata. 1500 Vigili del Fuoco, presenti quasi per miracolo, operano in perfetto coordinamento e non si fermano durante la notte successiva a quella del terremoto tra il 7 e l’8 maggio, né si ferma il loro “capo” mosso da un’energia soprannaturale. Non conta i salvataggi di vite umane né il numero dei morti e la consistenza dei danni, certamente superiori alle peggiori previsioni.
1…6 aprile 1977 – Lutto per i Vigili del Fuoco: quattro nostri colleghi e amici sono morti oggi, nell’adempimento del loro dovere. Uno dei tanti elicotteri protagonista di mille missioni, si è schiantato nel suo ultimo volo ai margini del laghetto di Redona, causando la morte di quattro Vigili del Fuoco.
… maggio 1977 – Sono sul punto di partire per Roma ed ho un disturbo improvviso, una specie di mancamento dal quale mi riprendo dopo pochi minuti. Credo sia una cosa da nulla, ma per scrupolo chiamo un medico. Mi visita e il responso: “Ricovero immediato in ospedale.”
Rifiuto categoricamente e resisto anche al Professor Antonini, primario dell’ospedale di Pordenone chiamato da qualche anima pia, che trova la mia pressione arteriosa a 20 di massima e 120 di minima.
“In questi mesi lei ha consumato tutte le riserve” mi dice con tono di rimprovero, “il suo fisico non e la fa più, è arrivato al capolinea, se ne deve rendere conto e intervenire per quanto possibile”.
… Posso partire, il Friuli non ha più bisogno di me, Anche se il distacco sarà doloroso.
Mi faccio condurre in macchina all’aeroporto, di soppiatto, eludendo la sorveglianza dei medici e senza salutare nessuno.
Poi (l’autista Colanera) ha un’esclamazione di sorpresa: “Ingegnere, guardi là!”
A destra c’è un muro bianco, isolato, sul quale campeggia una scritta, fatta con un pennello: “I Vigili del Fuoco hanno visto, hanno pianto, uno per tutti.”
“Chi sarà stato?” Mi domanda Colanera. Rispondo un : “Chissà” e penso a un’altra scritta che ho visto ieri a Gemona: “Glemone torne” – Gemona torna a vivere.