Emergenza coronavirus, la rabbia nelle fabbriche aperte. Scioperi spontanei: “Non siamo carne da macello”
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MILANO – La decisione di chiudere l’Italia dei negozi e degli esercizi commerciali, ma lasciare aperte le fabbriche e le attività produttive sta generando forti ripercussioni negli stabilimenti italiani. Scioperi spontanei sono segnalati da Brescia a Mantova, i sindacati sono in allarme perché vengano garantiti i livelli di sicurezza dal punto di vista sanitario.
Nel pomeriggio le sigle dei metalmeccanici escono allo scoperto unitarie: Fim, Fiom, Uilm ritengono necessaria una momentanea fermata di tutte le imprese metalmeccaniche, “a prescindere dal contratto utilizzato, fino a domenica 22 marzo, al fine di sanificare, mettere in sicurezza e riorganizzare tutti i luoghi di lavoro”. Sottolineando che “i lavoratori sono giustamente spaventati”, i sindacati avvertono che sono “pronti allo sciopero se necessario”.
L’escalation di episodi e preoccupazioni – di cui si è fatto portavoce anche Andrea Orlando per il Pd – porta il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a convocare per domani mattina alle 11 una videoconferenza da Palazzo Chigi con le associazioni industriali e i sindacati e alla presenza dei ministri del Lavoro, Nunzia Catalfo, dell’Economia, Roberto Gualtieri, e della Salute, Roberto Speranza. Oggetto della discussione, riportano fonti di Palazzo Chigi, sarà “l’attuazione delle previsioni contenute nell’ultimo Dpcm riguardanti i protocolli di sicurezza nelle fabbriche a tutela della salute dei lavoratori”.