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Perché a nessuno interessa della catastrofe umanitaria dei migranti in Bosnia

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Ai confini dell’Unione europea centinaia di migranti continuano ad affrontare una crisi umanitaria che li costringe a sopravvivere senza un riparo mentre le temperature da settimane ormai sono crollate ben sotto lo zero, senza elettricità o acqua corrente. Nella zona a Nord-Ovest della Bosnia ed Erzegovina, a pochi chilometri dalla frontiera con la Croazia, a un mese dall’incendio che ha devastato il campo profughi di Lipa a Bihac, circa 1.500 persone vivono in condizioni disastrose. Non hanno servizi igienici né un tetto sopra la testa: sono costretti a lavarsi nei torrenti di montagna, nell’acqua ghiacciata, circondati dalla neve e di notte, con temperature di decine di gradi sotto lo zero, rimangono all’aperto.

Provengono per lo più da Afghanistan, Pakistan, Bangladesh. Per loro una soluzione ancora non è stata trovata. Dopo che le fiamme, divampate per cause ancora non chiare, hanno bruciato la tendopoli di Lipa molti migranti hanno cercato riparo nelle foreste vicine, mentre altrettanti sono rimasti nel campo semi-distrutto in condizioni invivibili.

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